Abusi nei centri di detenzione di migranti, imprigionati anche per anni. Non in Libia, ma nel democratico Canada di Justin Trudeau. A denunciarlo un nuovo rapporto choc di Human Rights Watch e Amnesty International. Migliaia di persone che fuggono dalle persecuzioni e cercano protezione in Canada si ritrovano a subire abusi e discriminazioni. Il rapporto, che è stato pubblicato giovedì, documenta come i migranti abbiano pochi o nessun contatto con l’esterno, a volte per mesi o addirittura anni. Inoltre, molti sono detenuti in carceri provinciali, sottoposti a isolamento, mentre persone con disabilità psicosociali subiscono discriminazioni. Anche se sono trattenuti per scopi non penali, cioè non hanno commesso alcun reato, sono trattenuti in condizioni restrittive. Samer Muscati, direttore associato per i diritti dei disabili di Human Rights Watch, ha spiegato che quanto emerge da questo rapporto contrasta con l’immagine che il Canada dà di sé. Basti ricordare i discorsi del primo ministro Justin Trudeau, che ad esempio nel 2015 si mostrò mentre accoglieva rifugiati siriani all’aeroporto internazionale Pearson di Toronto. Muscati, che è anche co-autore del rapporto, ha citato le storie di tantissime persone che sono scappate a circostanze terribili nella speranza di salvarsi, ma poi arrivate in Canada sono finite in prigione. Il rapporto non si limita a denunciare questi abusi, ma fa anche una serie di raccomandazioni al governo federale. Ad esempio, chiede l’abolizione della detenzione dei migranti e la creazione di un organismo indipendente di supervisione dell’Agenzia canadese per i servizi di frontiera (CBSA) a cui i migranti possono rivolgersi per presentare reclami. Inoltre, si chiede la fine dell’utilizzo delle carceri per la detenzione dei migranti.



REPORT CHOC SU MIGRANTI IN CANADA “VIOLATI DIRITTI UMANI”

Craig MacBride, portavoce del ministro della Sicurezza pubblica Bill Blair, secondo quanto riportato dal quotidiano canadese The Globe and Mail, ha spiegato che la detenzione è una misura di ultima istanza usata se ci sono serie preoccupazioni per la sicurezza, un rischio di fuga o l’identità di una persona. Inoltre, ha assicurato che il governo sta facendo progressi importanti da questo punto di vista, introducendo una direttiva ministeriale per fermare la detenzione e garantire alternative ad essa. Ha altresì ribadito che i detenuti hanno comunque accesso a telefoni, consulenza legale e supporto da parte di organizzazioni di rifugiati, oltre che uno spazio dedicato al culto religioso e alle visite personali. A prescindere dal fatto che non si capisce per quale motivo gli immigrati debbano essere trattati come detenuti, il rapporto indica che non c’è alcun limite legale alla durata della detenzione per gli immigrati, quindi rischiano di essere imprigionati a tempo indeterminato. Infatti, ci sono racconti strazianti di alcuni ex detenuti. Alcuni sono rimasti in carcere per anni, altri erano disposti a togliersi la vita pur di non continuare a vivere in quelle condizioni.



L’attivista Justin Mohammed, co-autore del rapporto e membro di Amnesty International, ha spiegato che proprio l’assenza di una data di rilascio è una delle scoperte più scioccanti che hanno fatto. «Abbiamo casi in cui le persone hanno passato anni in detenzione senza sapere quando saranno finalmente rilasciate», ha dichiarato come riportato da The Globe and Mail. Un altro aspetto definito vergognoso riguarda gli immigrati con disabilità psicosociali: non possono prendere decisioni autonomamente su questioni legali, quindi vengono nominati rappresentanti legali che decidono per loro. «Questo non è in linea con i principi internazionali dei diritti umani», ha aggiunto Justin Mohammed, chiedendo che venga posta una fine a tale pratica. Muscati ha denunciato anche il fatto che l’Agenzia canadese per i servizi di frontiera (CBSA) si è giustificata riguardo la detenzione di immigrati con disabilità mentali spiegando che così è più semplice gestirli e far accedere loro a cure specializzate. Una spiegazione definita «perversa» dal dirigente di Human Rights Watch, in quanto non sono persone che hanno commesso reati e che è inaccettabile che vengano trattati in carcere per i loro problemi di salute mentale.

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