L’incendio che ha devastato l’Oristanese è stato bloccato, ma non è spento. La battaglia sul fronte del fuoco non è ancora finita, ma gli incendi che bruciano da sabato la Sardegna almeno non è ripartito. Questo perché si è lavorato su più fronti con una strategia capillare per le operazioni di spegnimento dei roghi. Gli addetti dell’antincendio hanno ad esempio controllato nelle ultime ore i piccoli focolai che si sono riaccesi, evitando così di far ripartire l’incendio. Al lavoro da terra si è aggiunto quello degli elicotteri e dei Canadair, in volo anche per le bonifiche. Si tratta di operazioni importanti per evitare che l’incendio riparta e crei altri danni oltre a quelli già devastanti che ha causato. Una strategia a più livelli che vede coinvolti, ad esempio, anche centinaia di volontari per le bonifiche con cisterne e trattori.
Si arriva fino a 7.500 uomini e a 22 mezzi aerei, come i Canadair, alcuni arrivati da Francia e Grecia. Se non ci sono state vittime è proprio grazie alla macchina dei soccorsi e delle persone che si sono unite per far fronte a questa catastrofe senza precedenti. Ma l’emergenza non è finita, perché oltre a controllare le fiamme per spegnerle, bisogna mettere in sicurezza i luoghi.
INCENDI SARDEGNA: I MEZZI IN CAMPO
Alle squadre locali, che hanno lavorato ininterrottamente, si sono aggiunte in Sardegna le colonne mobili del Corpo forestale regionale, dell’Agenzia Forestas e della Protezione civile, arrivate da Cagliari, Nuoro e Sassari. In volo gli elicotteri della flotta regionale, anche il SuperPuma decollato da Fenosu. Fino a domenica a contrastare gli incendi c’erano anche ben 7 Canadair e 13 elicotteri, ma il numero dei mezzi disponibili è gradualmente salito, perché si sono aggiunti gli aiuti arrivati dalla Francia e dalla Grecia chiesti dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio. In campo ovviamente anche gli uomini della Polizia e dei Carabinieri.
Corrado Fenu, consigliere del Consiglio dell’Ordine nazionale dei dottori agronomi e dei dottori forestali (Conaf) e agronomo oristanese, pur ringraziando la macchina dei soccorsi, invita ad una riflessione. «Lo sforzo di gran lunga maggiore è lasciato all’intervento. Poche cose sono state fatte per prevenire: chi guarda al futuro, invece, deve capire che è necessario ribilanciare l’impegno, lavorando molto sulla prevenzione e meno sull’intervento emergenziale che lascia strascichi per decenni». La presidente Sabrina Diamanti chiede un piano antincendio che preveda anche infrastrutture antincendio, non solo per la prevenzione, ma anche per l’intervento di spegnimento.