Gli studenti del Magdalene College di Oxford hanno votato a maggioranza la rimozione del ritratto della Regina Elisabetta II dalla Middle Common Room, il principale luogo di socializzazione del campus. La decisione ha avuto strette motivazioni di “cancel culture”: “Ogni rappresentazione della monarchia britannica richiama la recente storia coloniale”. Accuse dirette di razzismo alla sovrana sul trono dal 1952 sono state recentemente avanzate dal Guardian: Buckingham Palace avrebbe a lungo escluso – anche regnante Elisabetta II – immigrati di colore e stranieri in genere da incarichi di Corte. 



Gavin Williamson, segretario all’Educazione del gabinetto conservatore guidato dall’oxfordiano Boris Johnson, ha subito criticato come “assurdo” il passo degli studenti del Magdalene: “La regina è un simbolo del meglio nel Regno Unito”. Assai più sfumata e articolata la reazione della presidente del Magdalene, Dinah Rose, secondo la quale “sono gli studenti, non il college a decidere cosa esporre negli spazi comuni”. Nel frattempo il ritratto – acquisito peraltro su iniziativa degli studenti nel 2013 – “sarà attentamente custodito”. 



Rose è la prima donna presidente in quasi sei secoli di uno dei collegi costituenti dell’Università di Oxford, che ha peraltro aperto agli studenti di sesso femminile solo nel 1979. La 43esima presidente si è laureata al Magdalene in storia, prima di seguire studi superiori di legge e dedicarsi all’avvocatura. Per molti anni attivista liberaldemocratica, Rose è nota in Gran Bretagna per aver guidato una commissione d’inchiesta indipendente sui fenomeni di bullismo a sfondo sessuale nella Bbc. Ma si è fatta notare anche nel collegio difensivo di Julien Assange, nel ricorso perduto dal controverso protagonista di Wikileaks presso la Corte Suprema britannica contro l’estradizione in Svezia. Presso l’Alta corte di Londra, Rose ha invece ottenuto un importante successo vedendo accolta la sua istanza sul terreno della discriminazione razziale nei confronti di un bambino rifiutato da una scuola israelita in quanto la madre non era riconosciuta ebrea dall’ufficio del rabbino capo. 



Pochi mesi fa, peraltro, Rose si è ritrovata in vesti di accusata al centro di un altro caso significativo di culture war sulla frontiera della politically correctness. Edwin Cameron, un giurista oxfordiano già membro della Corte costituzionale del Sudafrica, ha denunciato Rose per aver assistito in passato il governo delle Isole Cayman nell’opposizione alla legalizzazione del matrimonio fra persone dello stesso sesso. Nel Magdalene si sono subito levate voci di richiesta di dimissioni della presidente – eletta solo l’anno scorso – e soltanto un referendum fra gli studenti ha spento la polemica.

Forse non è superfluo ricordare – ai fini di un’ampia valutazione politico-culturale del “caso Magdalene” – che la Regina Elisabetta è anche capo della Chiesa d’Inghilterra. Il Magdalene, dal canto suo, ha radici religiose (cattoliche) come gran parte dei college originari di “Oxbridge”: fu fondato infatti nel 1458 dal vescovo di Winchester. E la storia dell’istituzione ha attraversato per secoli dal di dentro gli scontri di religione che hanno scosso le isole britanniche. Dopo lo scisma anglicano, il college si ritrovò a metà 600 teatro fisico della guerra civile, schierandosi dalla parte della Corona. Ma verso la fine del secolo, di fronte al tentativo del Re Giacomo II di ri-cattolicizzare Oxford, scelse il campo anglicano: alla fine vincente dopo la “Gloriosa Rivoluzione”.  

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