Sta facendo molto discutere la proposta del governo danese, che imporrebbe la cancellazione di un giorno di festa religiosa, che diventerebbe un giorno lavorativo qualsiasi permettendo allo stato di incassare più soldi destinati all’acquisto di armi per la difesa.

Sindacati e cittadini si sono uniti alla protesta dei religiosi, contro l’assurda decisione che limiterebbe la libertà di culto delle persone. Il governo di maggioranza socialista con a capo la ministra Mette Frederiksen, ha recentemente proposto un’iniziativa che ha suscitato la rabbia dei cittadini, provocando grande polemica a livello nazionale.



Si tratta infatti di rivedere il calendario delle festività nazionali, e di eliminare un giorno considerato non lavorativo, per permettere al governo di recimolare proventi per finanziare le operazioni di difesa nazionale.

Un impegno che lo stato danese avrebbe preso nei confronti della Nato, che prevede di aumentare la spesa pubblica per l’acquisto di armi e potenziare l’esercito. La previsione di spesa dovrebbe raggiungere fino al 2% del PiL, da qui la decisione di sacrificare il giorno festivo, destinato alla preghiera dei fedeli appartenenti alla Chiesa Evangelico-Luterana. Ma la maggioranza dei cittadini si è unita al coro di proteste per questa proposta e promette battaglia.



Danimarca: festa religiosa cancellata,  sindacati e cittadini contro il governo

La festa di “Store bededag“, cioè grande giornata di preghiera, cade nel quarto venerdì dopo Pasqua e coinvolge i fedeli che si radunano per partecipare alle funzioni religiose. Questa festività fa parte di un calendario ufficiale che ne comprende altre 10. In questa occasione, non solo i fedeli ma anche tutti gli altri lavoratori hanno la possibilità di avere un giorno di riposo e non solo, come anticipato dai sindacati danesi, oltre a limitare la libertà di culto, la cancellazione limiterebbe anche chi lavora nei settori pubblici di sicurezza e sanità che perderebbero l’aumento di stipendio destinato agli straordinari festivi.



Per questo i cittadini uniti contro la decisione, si raduneranno i primi di febbraio in una manifestazione contro il governo, accusato di violare la fiducia, non avendo chiesto alcun parere ai rappresentanti dei lavoratori. Anche secondo diversi esperti di finanza pubblica, il risparmio non finanziando più la festa religiosa, non sarebbe corrispondente alle stime del governo danese. La ministra però al momento non intende tornare indietro e difende la decisione, giustificandola con la necessità di fronteggiare le spese che l’Europa sta pagando a causa del conflitto in Ucraina: “C’è la guerra in Europa e bisogna potenziare la difesa, serve il contributo di tutti.