Gli studi per la cura del cancro al cervello si stanno concentrando sulle cellule T, ovvero le principali responsabili del riconoscimento diretto e della soppressione delle cellule tumorali. Esse, come riportato da Il Sole 24 Ore, sono molto complesse e di difficile trattamento. Il valore di una eventuale scoperta sarebbe tuttavia immenso. È per questo motivo che i team di ricerca non mollano. L’obiettivo è arrivare a utilizzare con successo l’immunoterapia su queste malattie.



Una delle recenti scoperte sul tema è stata a cura dell’Istituto di immunologia di La Jolla in California ed è stata pubblicata su Nature Cancer. È emerso dallo studio che una piccola percentuale di bambini affetti da tumore cerebrale possiede all’interno del cancro delle cellule T capaci di combatterlo. La presenza in questione suggerisce che il sistema immunitario di questi piccoli pazienti è già naturalmente predisposto a riconoscere e di conseguenza attaccare le cellule maligne. Il livello delle cellule T però è molto variabile. È per questo motivo che l’immunoterapia ha spesso effetti contrastanti. Non è chiaro però da cosa dipenda il numero di cellule T.



Cancro al cervello, studi su cellule T: come possono combattere la malattia

Lo studio sulla presenza delle cellule T nel cancro al cervello di alcuni bambini della California, seppure ancora con tanti dubbi, dà comunque uno spunto importante per nuove ricerche. Il motivo è da ricondurre al fatto che su 41.000 cellule T trovate nei campioni e sottoposto a sequenziamento genetico, un piccolo numero di queste rispondevano ai marker sulle cellule tumorali cerebrali, con una potenzialmente capacità di distruggerle. È un meccanismo alla base dell’immunoterapia. È proprio su questi pazienti che la cura in questione potrebbe avere effetti clinici soddisfacenti. È necessario però attendere nuove ricerche per scoprirle.



L’immunoterapia infatti non è stata ancora mai approvata sui bambini, nonostante il tumore cerebrale sia uno dei più frequenti in questa categoria. Se queste scoperte dovessero rivelarsi davvero concrete, almeno una parte dei piccoli pazienti potrebbe ricevere le cure in questione.