Il cancro al pancreas rimane, dopo più di mezzo secolo dalla sua scoperta, uno dei tumori più letali tra quelli noti e maggiormente diffusi, senza alcuna terapia che (fino ad ora) si è dimostrata efficiente anche solo per garantire qualche anno di vita in più ai pazienti. Eppure, un recente studio condotto dall’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, pubblicato sulla rivista Sciences Advances sembra gettare le basi per una innovativa terapia contro il cancro al pancreas con “effetti sorprendenti”.



La difficoltà di trattamento di questo particolare tumore è legata (come ha postulato recentemente un altro studio coordinato tra l’Istituto Humanitas e la Fondazione di Oncologia molecolare, con il sostegno di Fondazione Airc) alla sua natura estremamente mutevole. Causando reazioni e mutazioni differenti in vari tipi di gruppi di pazienti, il trattamento contro il cancro al pancreas non può seguire (come avviene, per esempio, nel caso dei polmoni) una direttiva comune, ma deve essere ‘personalizzato’ in base alla tipologia. Numericamente, ad oggi la mortalità a 10 anni è del tutto simile a quella stimata decenni fa, mentre tutti gli altri tipi di tumore hanno fatto progressi significativi.



Lo studio milanese sul cancro al pancreas: “Trametinib e terapie immunitarie hanno risultati sorprendenti”

Lo studio condotto a Milano, coordinato dal professore Gioacchino Natali, ha preso in esame una determinata tipologia di cancro al pancreas, che causa alcune alterazioni al Dna riconoscibili. Dopo alcuni test fallimentari con dei farmaci molecolari, i ricercatori hanno, spiega Natali, “utilizzato procedure avanzate di analisi genomica e computazionale per determinare le ragioni della resistenza delle cellule di carcinoma del pancreas al trametinib“, un farmaco già ampiamente utilizzato in medicina, ma mai prima d’ora nella lotta contro il cancro al pancreas.



I risultati sono stati, secondo Natali, “sorprendenti” dimostrando che seppur il farmaco non riuscisse a “rallentare la crescita delle cellule tumorali”, riusciva ad attivare comunque “dei meccanismi che possono renderle bersaglio di una risposta immunitaria“. Così, grazie al supporto dell’MD Anderson Cancer Center di Houston si è valutata la combinazione tra il trametinib e “farmaci che aumentano la risposta immunitaria contro i tumori, i cosiddetti inibitori dei checkpoint immunitari, ottenendo effetti terapeutici significativi”. I risultati ottenuti nell’ipotetico trattamento del cancro al pancreas con una combinazione tra trametinib e terapie immunitarie, conclude Natali, sono stati “significativi”, ma mancano ancora dati reali sulle sperimentazioni sugli esseri umani.