A Chicago è stato ideato un nuovo approccio agli uomini gay e bisessuali con cancro alla prostata: lo rivela il New York Times, che spiega in un servizio come il dottor Channa Amarasekera, direttore del programma di Urologia maschile gay e bisessuale alla Northwestern Medicine di Chicago, abbia elaborato un piano (avviato ad agosto) imperniato sulla cura urologica per i non eterosessuali. Si tratta, come si legge sul quotidiano a stelle e strisce, di “un campo di studio emergente guidato in parte dal crescente numero di pazienti con cancro alla prostata che si identificano come gay o bisessuali”.



“È importante ora rassicurare i pazienti che sono diventati maggiorenni nel periodo in cui c’era l’epidemia di HIV che le cose sono diverse e che possono aspettarsi un’assistenza medica migliore”, ha aggiunto, facendo riferimento alle discriminazioni verificatesi in ambito sanitario nei confronti degli omosessuali. Gli ha fatto eco il dottor Edward Schaeffer, presidente del dipartimento di Urologia presso la Feinberg School of Medicine della Northwestern University e capo di Urologia al Northwestern Memorial Hospital, il quale ha precisato di aver percepito l’importanza di un nuovo approccio circa tre anni fa: “Ho sentito che era un grande bisogno insoddisfatto”, ha spiegato.



CANCRO ALLA PROSTATA, A CHICAGO UN NUOVO METODO PER GAY E BISEX: “IL SISTEMA SANITARIO EMARGINA GLI OMOSESSUALI”

Uno dei pazienti è un avvocato di 59 anni di Chicago sieropositivo, che ha detto di non essere stato pienamente avvertito di come la rimozione della sua prostata avrebbe influenzato il suo corpo: “C’è una femminilizzazione del corpo, un restringimento dei genitali. Il sistema sanitario emargina gli uomini gay, in particolare quando si tratta di salute sessuale, e la prostata è così legata alla salute sessuale negli uomini gay…”.

Il dottor Rosser, dal canto suo, non ha potuto che sottoscrivere tali parole: “Nella comunità gay, non parliamo del cancro alla prostata. Abbiamo bisogno di specialisti che chiedano dell’orientamento sessuale e che parlino ai gay degli effetti del trattamento. Abbiamo bisogno di dire ad ogni paziente gay che è importante fare coming out con il proprio specialista. La loro futura vita sessuale dipende da questo”.