L’incidenza del cancro alla vescica è in aumento. Solo in Italia, pur detenendo un primato tra gli uomini, è stato registrato un incremento anche tra le donne, come si legge su Repubblica. Proprio per questo è importantissima la prevenzione con screening periodici per scoprire la malattia tempestivamente, prima che subentrino metastasi. Con riguardo alla cura di questa forma cancro arrivano nel frattempo notizie positive oltreoceano. La FDA ha infatti approvato terapie geniche nel trattamento del cancro alla vescica.



Questa nuova arma, come riporta Le Figaro, rappresenta qualcosa di innovativo, essendo stata autorizzata per la prima volta al di fuori degli studi clinici. “Questa è una vera svolta che consentirà alle cellule della vescica di produrre il farmaco da sole, un modo più efficace rispetto all’iniezione nel sangue o all’instillazione nella vescica“, afferma Yann Neuzillet, professore di urologia presso l’ospedale Foch di Suresnes.



Terapie contro la resistenza al batterio BCG nel cancro alla vescica

Fino ad oggi nel trattamento del cancro alla vescica si è fatto ricorso al batterio BCG (Bacillo Di Calmette e Guerin), vale a dire il batterio della tubercolosi. Esso viene usato come immunoterapia intravescicale nella gestione del tumore non-invasivo della vescica. Spesso però, nella maggior parte dei pazienti si è rivelato inefficace, e i malati di questa forma tumorale hanno sviluppato recidiva e progressione della malattia entro un anno dal trattamento. Ecco perchè urge trovare una terapia che permetta all’organismo di reagire in caso di resistenza al BCG. In questo senso la nuova terapia genica, basata su un vettore adenovirus non replicante contenente il gene interferone alfa-2b, entra nelle cellule della parete vescicale, rilasciando un gene attivo ‘captato’ poi dal DNA delle cellule. Ne deriva a questo punto una sequenza di DNA facendo sì che le cellule secernano elevate quantità di interferone alfa-2b, una proteina naturale che l’organismo utilizza per combattere il cancro. In pratica verrebbero rafforzate le difese naturali dell’organismo contro il cancro, con un’efficacia che è stata testata su oltre il 50% dei pazienti.

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