Don Felice Palamara, il parroco anti-mafia di San Nicola di Pannaconi (Vibo Valentia), è stato vittima nelle scorse ore dell’ennesimo atto intimidatorio. È stata, come ricostruito da Avvenire, versata della candeggina nelle ampolle del vino e dell’acqua che vengono utilizzate nel corso della celebrazione della messa, probabilmente nel tentativo di avvelenarlo. Il forte odore ha destato dei sospetti nel prete, che ha fermato la funzione e si è allontanato per comprendere meglio cosa fosse accaduto. I fedeli si sono subito preoccupati. 



L’accaduto nelle ore successive è stato denunciato alla Polizia, che ha analizzato il contenuto delle ampolle e confermato che c’erano delle tracce di candeggina nei liquidi. È stata dunque avviata una indagine con l’obiettivo di identificare gli autori dell’agguato. Nessuno si è infatti accorto della contaminazione. Le immagini delle telecamere presenti nella zona potrebbero però averli immortalati nel momento dell’entrata o dell’uscita della Chiesa di Pannaconi. L’ipotesi è che dietro al vile gesto ci sia la criminalità organizzata calabrese.



Candeggina nel vino della messa per avvelenare don Felice Palamara: i precedenti

L’episodio della candeggina nel vino della messa non è purtroppo isolato. È da diversi mesi infatti che don Felice Palamara, il parroco anti-mafia di San Nicola di Pannaconi (Vibo Valentia), è vittima di atti intimidatori. Nelle scorse settimane aveva ricevuto delle lettere di minacce. Inoltre, la sua auto era stata danneggiata. La speranza del prete, che è anche cardiopatico e soffre di asma, è che venga fatta giustizia. I suoi messaggi sono comunque sempre caratterizzata dalla fede. “La mia vendetta si chiama amore, il mio scudo perdono, la mia armatura misericordia”, ha scritto su Facebook.



La situazione resta ad ogni modo complessa per tutta la comunità del piccolo paese, che si ritrova da tempo a combattere contro gli episodi criminali a contrasto della legalità senza l’aiuto della politica. Lo scorso agosto infatti il sindaco si è dimesso a seguito dell’operazione Maestrale Carthago, che ha evidenziato presunte influenze mafiose nell’amministrazione locale. È da allora che il Comune è commissariato.