Un uomo di 70 anni è morto a causa di un’infezione da Candida Auris, un fungo resistente agli antimicotici che ha un tasso di mortalità tra il 20 e il 70%. La vittima era tornata dal Kenya, dove era stata per lavoro. Il paziente era stato ricoverato all’ospedale dell’Angelo di Mestre a inizio luglio per un mix di patologie, tra cui la Candida Auris. Era stato ricoverato in Africa per calcoli renali e qui avrebbe contratto il fungo killer, secondo quanto ipotizzato dai medici. Il quadro clinico nel giro di poche settimane è peggiorato e tre giorni fa è morto. «In reparto sono scattate fin dal primo momento tutte le verifiche del caso e sono state messe in campo tutte le precauzioni per evitare il diffondersi del fungo. Al momento non si segnalano altri contagi», ha assicurato Sandro Panese, direttore delle Malattie infettive dell’Ulss 3 Serenissima del Veneto.
La Candida Auris è molto simile alla comune Candida e fu identificata per la prima volta in Giappone nel 2009 dall’orecchio di una donna, da qui il nome Auris. Resistente al 90% agli antimicotici, è stata inserita dal Centers for Disease Control and Prevention (CDC) statunitense tra le principali minacce per la salute globale per il suo tasso di mortalità. Il decesso solitamente sopraggiunge dopo 3 settimane dall’infezione, in particolare sulle persone immunodepresse o con quadri clinici complessi. I principali sintomi della Candida Auris sono generici, come febbre, stanchezza e dolori muscolari. Spesso il fungo infetta ferite o può causare infezioni nel sangue.
COS’È LA CANDIDA AURIS E PERCHÉ È DIFFICILE SCONFIGGERLA
«La presenza del patogeno può essere stabilita solo attraverso specifiche analisi microbiologiche», ha aggiunto Sandro Panese. La resistenza della Candida Auris a disinfettanti e antimicotici la rende particolarmente dura da estirpare. Inoltre, i pazienti possono essere a lungo colonizzati dal fungo, anche per più mesi. Inoltre, può vivere a lungo sulle superfici. Dal sequenziamento del genoma si è appreso che nelle stanze dove erano ricoverati i pazienti colpiti dall’infezione, il fungo era presente non solo sul materasso, ma anche sul comodino e sulla testiera del letto, su altri arredamenti della stanza e persino sul davanzale.
Il primo caso italiano fu registrato in Liguria: furono necessari due anni per arrivare alla totale decontaminazione. Dal 2019 sono stati registrati in Italia circa 300 casi di Candida Auris. A causa della crescita della trasmissione, il ministero della Salute è arrivato a diramare una circolare per mettere in allerta le strutture sanitarie. Ogni nuovo contagio di Candida Auris (di cui ci parlò anche Fabrizio Pregliasco) viene notificato al Sistema informativo delle malattie infettive e diffusive.