OMICIDIO CANDIDO MONTINI, ARRIVA LA CONFESSIONE

A un mese dall’uccisione di Candido Montini, il 17enne che era stato fermato ha confessato di aver ucciso a coltellate il 76enne a Garzeno (Como). Lo ha fatto davanti al gip, al tribunale dei minori di Milano, nel corso dell’interrogatorio, dopo il quale c’è stata la convalida del fermo ed è stata confermata la misura del carcere. Il ragazzo, che finora non aveva risposto alle domande degli inquirenti, ha ammesso di aver prima rapinato e poi ucciso l’anziano.



A incastrarlo erano state le sue tracce biologiche trovate su un coltello da cucina, l’arma del delitto, abbandonato a pochi metri di distanza dall’abitazione della vittima, uccisa con circa 28 coltellate a fine settembre. Il portafoglio dell’anziano, inoltre, era stato trovato in strada senza soldi all’interno. Le impronte del 17enne sono state trovate anche in casa, oltre che sul coltello, ed era emerso che aveva avuto una lite con Candido Montini, di cui era lontano parente, perché l’anziano non aveva voluto cambiargli una somma di euro dopo aver capito che le banconote erano false.



DELITTO DI GARZENO, LA NOTA DEL TRIBUNALE

Nella nota con cui ha dato notizia della confessione, la presidente del tribunale per i minorenni di Milano ha sottolineato che l’omicidio di Candido Montini segue altri casi altrettanto tragici che vedono protagonisti giovani che fanno parte di famiglie integrate nel contesto sociale, dunque anche da questo caso emerge “un gravissimo e allarmante disagio” che le famiglie, la scuola e gli enti locali non intercettano in maniera tempestiva, ha segnalato Maria Carla Gatto. Dunque, il 17enne resta in carcere, all’istituto minorile Beccaria di Milano, a quattro giorni dal suo fermo.



LE TRACCE DEL 17ENNE SUL LUOGO DEL DELITTO

Durante la perquisizione di lunedì, quando il ragazzo è stato prelevato da casa, è stato trovato un coltello identico all’arma del delitto. Nelle ultime ore era emerso anche che la polizia, tramite le sue analisi, era riuscita a individuare altre tracce del 17enne sulla scena del crimine. Oltre all’impronta sul coltello, ne sono state trovante altre su maniglie e cassetti, quindi ciò colloca il ragazzo sulla scena del delitto.

Dalle indagini è emerso anche che non aveva un alibi, infatti la sua presenza alla scuola guida nel pomeriggio del giorno del delitto, indicata dai suoi genitori, non copriva la fascia oraria dell’omicidio. Per quanto riguarda il movente, trova conferma quello ipotizzato, riguardante il tentativo del ragazzo di cambiare tre banconote del valore totale di 300 euro, circostanza per la quale l’ex vicesindaco di Garzeno aveva messo in guardia alcuni conoscenti, visto che si era resoconto che le banconote erano false.