La storica sentenza della Cassazione sulla Cannabis, che di fatto ha aperto alla coltivazione casalinga, ha provocato numerose reazioni dal mondo della politica, a cominciare da quella del senatore del Movimento 5 Stelle, Matteo Mantero: “Oggi si mette fine alla stortura tutta italiana di una legge che consegnava il mercato monopolista delle droghe leggere nelle mani della mafia”. Lo stesso Mantero ha aggiunto: “Adesso è arrivato il momento che il legislatore si svegli, la smetta di sottrarsi al proprio dovete e si decida ad affrontare questi temi “scivolosi” o “divisivi”, qualsiasi cosa vogliano dire questi aggettivi. La cassazione ha aperto la strada, ora tocca a noi”. Diverso invece il parere del senatore di Forza Italia, Gasparri, che invita invece lla cautela: “La stessa Cassazione aveva recentemente emesso sentenze ben diverse, che hanno stroncato il commercio della cosiddetta cannabis light. Quindi bisognerà capire bene cosa è stato scritto”. Infine il pensiero di Benedetto Della Vedova, segretario di Più Europa, che su Twitter scrive: “La svolta positiva della Cassazione sulla liceità della coltivazione domestica della cannabis e’ piena di ragionevolezza. Si rompe un tabù. Ora andiamo avanti: con cannabis legale avremmo piu’ sicurezza e miliardi per lo Stato sottratti alla criminalità”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
CANNABIS, LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE: “OK ALLA COLTIVAZIONE IN CASA”
La Cassazione ha emesso una sentenza storica riguardo il reato per chi pratica la coltivazione domestica della cannabis: coltivarla in casa non è più ritenuto un atto illegale. La Corte di Cassazione si è espressa in questi termini il 19 dicembre 2019, compiendo un primo passso verso coloro che chiedono la legalizzazione della cannabis ad uso personale, in dosi minime e controllate. Come riportato da Repubblica, che cita il testo della decisione, se la coltivazione viene fatta con tecniche rudimentali e non elaborate, da cui viene prodotto un quantitativo minimo di sostanza stupefacente, si può considerare che la pianta viene utilizzata ad uso personale e quindi non è da considerare come reato di coltivazione di stupefacente. Ciò significa che se una persona coltiva una singola pianta di marijuana in casa non sta compiendo un atto illegale e punibile dalla legge. Fino ad oggi non era mai stata intrapresa questa strada di apertura e la giurisprudenza era stata molto rigida a riguardo, ritenendo illegale qualsiasi coltivazione di cannabis, a prescindere dalle tecniche utilizzate e dalla quantità di prodotto ricavato.
Cannabis: la Cassazione compie il suo primo passo verso la legalizzazione della marijuana
Si tratta di una sentenza epocale, visto che la Cassazione non aveva mai considerato la coltivazione domestica di cannabis come pratica legale e non punibile come reato. Dopo la sentenza del 19 dicembre tutto sembra cambiare. Rimane sempre e comunque il fatto che il reato di coltivazione di stupefacente sussiste a prescindere dal principio attivo che viene ricavato dalla produzione, visto che la stessa pianta di marijuana, una volta giunta a maturazione produce in ogni caso sostanza supefacente. La grande differenza sta nel fatto che la Corte ritiene da escludere dall’applicazione di questa norma penale tutte le coltivazioni di minime dimensioni, svolte in ambito domestico e con attrezzi e mezzi rudimentali, perché sono un chiaro elemento rivelatore del fatto che l’uso che si fa del prodotto ricavato dalla pianta è esclusivamente personale.