Ci sono cose che vanno di moda ma questo non basta per dire che fanno bene. Così come il fatto che qualcosa dia vantaggi per alcune malattie, non significa che si debba sostituire a farmaci più efficaci, oppure che per uno strano effetto di contagio dia vantaggi in altri settori e per altre malattie. È il caso della cannabis. Si può usare come medicina? Se funziona, perché no? Anche perché non è certo lo “spinello” che va somministrato come cura, ma il principio attivo estratto dalla cannabis purificato, isolato e dosato. L’Istituto Superiore di Sanità è ieri entrato nel tema, negando che la cannabis possa essere considerata “farmaco”, e richiedendo ulteriori studi. Ma cosa ne dice la medicina?



Già, un conto è quello che scrivono i giornali, un conto quello che ci raccontano gli amici al bar e un conto quello che viene dalle sperimentazioni serie e utili. I Polish Archives of Internal Medicinespiegano che può avere una qualche utilità in tre settori e non in altri: dolore cronico, dolore neuropatico e nella rigidità muscolare dovuta a sclerosi multipla. Su altre condizioni morbose (epilessia, disordini gastro-intestinali, per esempio) i risultati sono ancora confusi, spiega la rivista. D’altronde la cannabis può peggiorare ansia, disturbi dell’umore e memoria, e – cosa non irrilevante – per le suddette malattie su cui pare funzionare già ci sono farmaci efficaci in commercio. D’altronde, uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità mostra che ha anche il rischio di esacerbare i sintomi spiacevoli che vorrebbe combattere. Si pensi che uno dei rischi è che, dato che taluni lo usano contro il senso di vomito, venga assunta dalle donne incinte con rischi non indifferenti per il feto. La rivista Research in Social and Administrative Pharmacy spiega che: “Anche la marijuana medica ha effetti avversi simili a quelli della cannabis approvati dalla FDA, principalmente correlati al SNC, ma che includono anche effetti avversi cardiovascolari e respiratori. Infine, sono state trovate prove insufficienti di ordine superiore a sostegno dell’uso diffuso della marijuana medica, ma una quantità limitata di prove di livello moderato ne supporta l’uso nella gestione del dolore e delle crisi”. È da poco stata descritta la sindrome di vomito da cannabis, caratterizzata da dolori, nausea e vomito, e che va curata con benzodiazepine; e la rivista Andrology mostra che può essere fattore di infertilità, interferendo con la motilità degli spermatozoi.



Anche dei ricercatori tedeschi portano dati dubbiosi sull’efficacia della cannabis: “L’evidenza dell’efficacia della medicina di cannabis (fornita in aggiunta ad altri farmaci) è stata trovata in pazienti con dolore cronico e spasticità a causa della sclerosi multipla. Sono stati anche trovati benefici per la stimolazione dell’appetito, il miglioramento della nausea e l’aumento di peso in pazienti con cancro, HIV / AIDS o in cure palliative. Gli effetti erano spesso piccoli. Per altri disturbi fisici o mentali, sono disponibili solo pochi o nessuno studio umano controllato. Gli effetti avversi della medicina della cannabis sono spesso riportati; gravi effetti collaterali sono stati citati solo in singoli casi”. Anche la rivista JAMA Psychiatry mette in guardia dagli effetti neurologici della cannabis, e la “cugina” rivista JAMA Internal Medicine spiega come vari studi attualmente disponibili sulla cannabis medica siano “inadeguati”. I risultati dell’uso della cannabis contro il dolore cronico, spiega la rivista medica Therapeutische Umschau, hanno un “rapporto rischi/benefici maggiore dei trattamenti standard e non possono essere usati come farmaci di primo impiego”.



Dunque, mentre riportiamo che la Corte di Cassazione ha messo in guardia sulla vendita anche della cosiddetta Cannabis light, va sottolineato come corretto l’intervento dell’Istituto Superiore di Sanità che sospende la registrazione dei derivati di cannabis come medicinali, richiedendo un supplemento di ricerca scientifica in questo settore per poterlo approvare.

Abbiamo una pianta che potrebbe dare un aiuto per certe – poche – malattie in prospettiva, ma ancora non se ne è accertata la superiorità rispetto ai farmaci in commercio, né l’innocuità. Per questo si deve andare coi piedi di piombo; anche se si capisce che ci siano pressioni culturali per sdoganare il “frutto proibito”. Attenzione poi a non confondere il fatto che se la cannabis può aiutare in alcune malattie (cosa ancora da dimostrare), allora in fondo fa bene e si può fumare a piacere. No, questo non è vero! Anzi, gli effetti deleteri dello spinello sono ben descritti in letteratura scientifica.

Insomma, la salute è una cosa seria, e ogni medicina deve seguire un iter di sicurezza prima di metterla sul mercato; le piante alla moda non possono seguire una corsia preferenziale mettendo a rischio la salute. Resta sempre non risposta la domanda sul perché ci sia tanta pressione mediatica per far passare da farmaco una cosa che al massimo allevia dei sintomi e lo fa a quanto pare meno bene di altre sostanze; ma questo probabilmente rientra nel filone delle mode. O che per alcuni sia un cavallo di Troia per far passare il “frutto proibito” come un “frutto miracoloso”?