Continua lo scontro in merito alla decisione, presa ad inizio agosto da parte dal Ministero della Salute, di indicare la cannabis light, ovvero quella priva di THC e con un alto contenuto di CBD, tra le sostanza incluse nel testo unico sulle droghe, recentemente bloccata dal Tar del Lazio. La volontà del governo sarebbe quella di vietare la vendita della sostanza al di fuori delle farmacie senza prescrizione medica, mentre numerose associazioni di categoria lamentano che la stretta sulla cannabis light non è necessaria, non trattandosi di una sostanza drogante, con l’esito di penalizzare una categoria economica cresciuta parecchio negli ultimi anni ed, ora, schiacciata da controlli, multe e chiusure.



Cannabis light: Ministero della Salute parte civile contro il Tar

L’ultimo tassello di questo scontro sulla cannabis light, dopo la sospensione al divieto di vendita da parte del Tar del Lazio, è stata la scelta del Ministero della Salute diretto da Orazio Schillaci di costituirsi parte civile contro la sentenza del Tar. In altre parole, il Ministero ha fatto ricorso, chiedendo che la sentenza sia ridiscussa, nell’auspicio di procedere con lo stop alla vendita di CBD. Il Ministero, infatti, ritiene “che le ragioni poste a base del ricorso siano prive di fondamento” e sottolineando come “il decreto monocratico del Tar non affronta il merito della questione, che sarà esaminato nella prossima udienza davanti al Collegio”.



Il ricorso sullo stop alla vendita della cannabis light a cui fa riferimento il Ministero è quello presentato dall’associazione Imprenditori Canapa Italia al Tar. L’Ici lamentava, infatti, che mancasse, nella decisione del Governo, “il parere dell’Istituto superiore di sanità“, definendo “illegittimo” l’atto ministeriale per via del mancato parere, tassello peraltro “ritenuto necessario dal Ministero della Salute, che nel 2020 aveva sospeso l’inserimento in tabella delle composizioni in attesa di ulteriori approfondimenti scientifici”. Immediata la reazione del deputato di Fratelli d’Italia Riccardo De Corato, che ha sottolineato come la cannabis light e, in generale, le droghe definite leggere “generano dipendenza e procurano danni fisici per l’aumento, negli anni, dei loro principi attivi”, circostanza “scientificamente provata” e sulla quale “il governo Meloni non si tirerà indietro”.

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