Il consiglio superiore di Sanità ha bocciato la cannabis per uso terapeutico, sostenendo come la stessa non possa essere considerata una cura. Il parere è stato chiesto dalla ministra della salute Giulia Grillo, in merito appunto dell’efficacia della cannabis nella cura dei pazienti, ed il risultato, come sottolineato dall’edizione online di Repubblica, è una vera doccia fredda per chi sostiene da anni le capacità curative della marijuana. Per correttezza d’informazione bisogna comunque dire che non si tratta di una bocciatura a tutto tondo, visto che il consiglio superiore di sanità ha suggerito che venga fatta una successiva sperimentazione, step fondamentale per capire se considerare la cannabis un medicinale o meno. In Italia la sostanza viene prodotta dall’Istituto chimico-farmaceutico militare di Firenze, la cui produzione si allargherà in tempi brevi a seguito dell’accresciuta domanda di cannabis terapeutica da parte dei medici per i propri pazienti.
CANNABIS COME CURA: IL CSS DÀ PARERE NEGATIVO
Fra questi anche il dottor Rocco Mediati, primario della terapia del dolore all’ospedale Careggi di Firenze: «Usiamo la cannabis come un fitoterapico. È vero, non è un farmaco, non mi stupisce la presa di posizione del Consiglio. Si tratta di una pianta con tanti principi attivi, di alcuni dei quali non conosciamo gli effetti». Nell’anno 2014 l’ospedale ha prescritto la cura con la cannabis a 800 persone: «Prevalentemente sono persone con dolore neuropatico e spasticità – specifica lo stesso primario – si è rivelata utile per una parte di loro, non per tutti. La usiamo come strumento di seconda scelta, quando le terapie indicate dalle linee guida non sono efficaci». Qualche effetto collaterale, così come per i classici medicinali, c’è stato: «Soprattutto negli anziani sono la sonnolenza e un po’ di stordimento. In pochissimi casi, abbiamo avuto aritmia cardiaca risolta rapidamente. Altri antidolorifici danno problemi ben più pesanti». A questo punto si attende la replica della Grillo sul tema.