Il Canone Rai sembra destinato ad “uscire” dalla bolletta della corrente elettrica, per tornare al vecchio “bollettino” pre-Renzi. Come riferito da numerosi organi di informazione online, a cominciare dal Corriere della Sera, l’esecutivo del premier Draghi sembrerebbe intenzionato a smontare proprio la riforma dell’ex presidente del consiglio, su forte spinta dell’Unione Europea.
Bruxelles, infatti, come riferisce il quotidiano di via Solferino, chiede per motivi di trasparenza e rispetto della concorrenza di eliminare “oneri impropri” dai costi dell’energia, di conseguenza, i famosi 9 euro al mese per 10 mesi che gli italiani pagano per il Canone, dovranno essere eliminati. Di fatto le manovre sono già iniziate visto che il governo italiano ha già preso impegno formalmente con l’Unione Europea e lo ha fatto attraverso il Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, legato al Recovery Fund, e nello stesso viene specificata la cancellazione dell’obbligo per i venditori di elettricità, di «raccogliere tramite le bollette somme che non sono direttamente correlate con l’energia», come scrive il quotidiano IlMessaggero.
CANONE RAI VIA DA BOLLETTA ELETTRICA: LA RIFORMA INTRODOTTA DA RENZI NEL 2015
La riforma del Canone Rai venne introdotta da Matteo Renzi a fine 2015 e da molti fu applaudita mentre ad altri fece storcere il naso. L’obiettivo era fare in modo che tutti pagassero l’annosa tassa sul possesso della televisione, e non solamente una parte degli italiani, di conseguenza, la modalità più equa sembrava appunto l’introduzione di un fisso ogni mese direttamente dalla bolletta elettrica: tutti avrebbero pagato la corrente e di conseguenza il canone.
All’epoca costava 113 euro all’anno, ma solamente pochi pagavano il canone, di conseguenza si era deciso di scontare la tassa di una ventina di euro ma di renderla nel contempo più democratica. Con il metodo Renzi venne risolto il problema dell’evasione, anche se le bollette elettriche apparivano più alte rispetto all’effettivo. Ora il nuovo passo indietro voluto dall’Ue: tornerà l’evasione?