Secondo fonti talebane, già l’85% del territorio afgano sarebbe nelle loro mani, anche se ospedali, scuole e istituzioni governative continuerebbero a funzionare. A essere state conquistate sono soprattutto le zone rurali, mentre si prepara una offensiva su larga scala verso le città, assecondando le parole del presidente americano Joe Biden che ha confermato il ritiro completo delle truppe americane (e con esse di quelle della Nato) entro il 31 agosto. In questo quadro, è forte la tensione al confine con il Tagikistan, paese alleato della Russia che qui ha una importante base militare, dove i talebani hanno conquistato tutta la zona al confine e dove migliaia di persone sono in fuga dall’Afganistan.
Mosca avverte che la Russia e i suoi alleati useranno tutti i mezzi a loro disposizione per prevenire aggressioni o provocazioni. Marco Lombardi, docente di sociologia all’Università Cattolica di Milano ed esperto di terrorismo, da noi intervistato, che in passato si è spesso recato in Afghanistan per collaborare con organizzazioni che si dedicavano all’insegnamento dei giovani, ci ha detto che molti afgani intendono lasciare il paese al più presto per via dell’avanzata talebana: “La scellerata scelta americana di andarsene sta producendo quello che tutti si aspettavano, il completo abbandono del paese in mano talebana. Solo la Turchia rimane, ma per giocare un ruolo utile ai propri interessi espansionistici, non certo per il bene della popolazione”.
C’è tensione al confine con Afghanistan e Tagikistan, secondo il ministero degli Esteri russo il movimento talebano avrebbe occupato la maggior parte dei distretti di confine e attualmente controlla circa i due terzi del confine da dove molti afgani fuggono in cerca di protezione. Che sta succedendo?
Ormai l’Afghanistan purtroppo con la scelta sconsiderata degli americani è abbandonato al suo destino. Due settimane fa sono passate in Tagikistan centinaia di soldati afgani in cerca di rifugio, cosa che sta succedendo in molte basi militari. Non c’è nessuna o quasi resistenza militare nei confronti delle milizie talebane. I talebani hanno issato la bandiera nera al di là del confine tagiko per cui è comprensibile che la gente voglia scappare. Amici e colleghi afgani e i giovani che abbiamo formato tutti mi dicono questo, molti si recano a Kabul nella speranza di poter andarsene presto.
Gli Usa avrebbero stretto un accordo con la Turchia lasciandole il controllo dell’aeroporto internazionale di Kabul, cosa che i talebani rifiutano in quanto Ankara è membro Nato. La Turchia ha interesse a restare in Afghanistan?
La Turchia è entrata in Afghanistan da tempo. Da anni dico di prestare attenzione alle rotte aeree della loro compagnia, la Turkish Airways. Facendolo ci si rende conto della politica espansionista turca. Se ci si fa caso è sempre la prima compagnia a entrare in aree di crisi. Quello che gli americani chiedono di fare a Kabul è quello che i turchi fanno da anni a Mogadiscio. L’aeroporto è sotto controllo turco da tempo, è una forma di legittimazione dell’espansionismo turco. Erdogan lo ha detto: ci occupiamo noi dell’Afghanistan, e gli americani hanno preso al volo questa palla. Questa mossa va solo a vantaggio dell’espansionismo verso oriente. E l’Afghanistan rappresenta una ulteriore pedina.
Cosa potrà succedere?
Quello che accadrà è che se va bene i turchi riusciranno a mantenere una certa sicurezza nell’aeroporto, ma per il resto l’Afghanistan si perderà nel conflitto generalizzato che lo caratterizza e i turchi avranno modo di perseguire i loro interessi, che non sono stabilizzare il paese ma somalizzare l’Afghanistan. Gli afgani non ci guadagneranno niente, noi ci perdiamo tantissimo. La Turchia è nella Nato, ma non ha nulla a che vedere con l’Alleanza atlantica.
Potranno accordarsi con i talebani?
Assolutamente sì. La Turchia non è lì per combattere i talebani, usa la chiave dell’aeroporto che è utile a tutti ma soprattutto a suoi interessi.
Il Pakistan è un altro paese che ha sempre avuto un ruolo importante nei destini dell’Afghanistan. Come reagirà al ritiro americano?
Il Pakistan cercherà di muoversi ma è un paese molto meno coeso della Turchia. È uno Stato problematico perché ha le atomiche, per via del conflitto con l’India. I suoi interessi sono maggiormente concentrati nell’area orientale dell’Afghanistan, ma ha certamente meno capacità organizzative e politiche della Turchia. Si muoverà, ma con scarso successo.
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