Sergio Mattarella ha apposto la sua firma al decreto legge sulla Concorrenza approvato pochi giorni fa dal Parlamento, ma ha contestualmente inviato anche una missiva ai presidenti di Senato e Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana (nonché al premier Giorgia Meloni) in merito alla disciplina “delle concessioni demaniali marittime, introdotta con la legge di conversione” contenuta nel decreto Milleproroghe 2022.
Più di un commentatore ha sottolineato che il Colle ha forse fatto un (involontario?) autogol giocando fuori casa e mischiando due questioni diverse, ovvero la proroga alle concessioni marittime con quelle per il commercio al dettaglio (di cui effettivamente si parla nel decreto n. 214 del 23 dic. 23).
Nella sua lettera il presidente della Repubblica ribadisce invece quanto sottolineato in una prima missiva del 24 febbraio 2023 – ma a proposito delle concessioni marittime – in cui il capo dello Stato metteva in evidenza “i profili di contrasto di quella disciplina con il diritto europeo e, quindi, con il dettato costituzionale“. Per questo Mattarella esortava ed esorta Governo e Parlamento a ulteriori interventi in materia.
Ma un conto sono appunto le concessioni per le bancarelle al mercato, un altro la questione delle spiagge, il che ha sollevato le ire del SIB (Sindacato italiano balneari) che ha sottolineato in una nota ufficiale che “la lettera del Presidente della Repubblica, riguarda la legge sulla concorrenza n. 214 del 30 dicembre 2023, normativa che però non contiene alcuna disposizione sulle concessioni balneari, bensì quelle degli ambulanti (all’art. 11). Inoltre le proroghe delle concessioni balneari, decise dai Comuni e dalle Autorità di sistema portuale, non avvengono sulla base di questa legge appena promulgata e neppure per le disposizioni contenute nella legge 14/2023 Milleproroghe (promulgata con analoga lettera di accompagnamento del Presidente della Repubblica). La proroga delle concessioni balneari viene disposta dagli Enti concedenti sulla base della legge n. 118 del 5 agosto 2022 (art. 3 comma 3) emanata dal governo Draghi e promulgata, senza alcun rilievo, dal presidente Sergio Mattarella. Legge che, del resto, non è stata oggetto di alcuna contestazione da parte della Commissione europea”.
Non manca la stilettata finale: “Per qualcuno ogni pretesto è utile pur di attaccare gli imprenditori balneari, persino calpestando la verità e la realtà. È comunque urgente un intervento legislativo che dia certezza agli operatori in conformità al diritto europeo. A tal proposito si sottolinea che il presupposto per la corretta applicazione della Bolkestein è costituito dall’accertamento della scarsità della risorsa, come chiarito dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea da ultimo con la sentenza del 20 aprile scorso. Accertamento che il governo è impegnato a effettuare”.
Insomma i balneari se ne tirano fuori e – per una volta che si sentono dalla parte della ragione – le mandano a dire senza peli sulla lingua, anche se l’interlocutore è l’inquilino del Colle.
Fin qui la polemica, ma restano aperti i retroscena: come ma il Quirinale avrebbe confuso due norme dando la possibilità alla sinistra – per esempio a Repubblica – di parlare subito di “prima bacchettata dell’anno alla Meloni”?
La risposta è aperta ed è comunque strano pensare ad un involontario infortunio dello staff quirinalizio, lasciando piuttosto aperto il sospetto che a qualcuno non dispiaccia per nulla fare comunque uno sgambetto al Governo.
Visto che è evidente come un Presidente firmi quello che gli sottopone il proprio staff – non occupandosi certo direttamente delle bancarelle al mercato – è partita la caccia al presunto sabotatore, peraltro già sparito sott’acqua e che non si sa con quale insistenza verrà effettivamente cercato.
Mentre il giallo si sviluppa (o, probabilmente, sono già avanzati gli opportuni insabbiamenti), resta di fondo il vero problema, ovvero il nodo del rinnovo delle concessioni, che nei vari settori e da anni mette in difficoltà il governo di turno pressato su fronti e da interessi contrapposti.
Una polpetta avvelenata che periodicamente gira attraverso i palazzi del potere, rimpallata di volta in volta sapendo che una nuova normativa ci vorrebbe, ma che vedrebbe ovviamente contro le categorie interessate, pronte a proteste rumorose, come in passato.
Per le spiagge si gira intorno al problema di chi ha pagato (troppo) poco le concessioni e le utilizza quasi gratis da anni, ma sulle quali poi ha investito – cosa che lo Stato non avrebbe mai fatto – e rischia di ritrovarsi col cerino (spento) in mano in caso di fine-concessione, mentre per gli ambulanti i rinnovi servono per recuperare un valore di avviamento che altrimenti, messo a gara lo spazio di mercato, svanirebbe anch’esso nel nulla se si perdesse la concessione.
Proprio a proposito dei mercati sarebbe interessante poter verificare quanti italiani continuino questo mestiere e quanti banchi siano invece stati ceduti a veri e propri gruppi internazionali che con essi riciclano soldi e sistemano connazionali di incerta provenienza: la presenza di venditori cinesi in un mercato di abbigliamento lo dimostra.
Campo minato, appunto, ma la Meloni non potrà comunque glissare per lungo tempo; e quindi delle decisioni, magari graduali, prima o poi andranno prese, lo imponga o meno Bruxelles.
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