Il contratto firmato dall’Unione europea con AstraZeneca nell’agosto 2020 prevedeva la consegna di 300 milioni di dosi con l’opzione per altre cento milioni. Nel primo trimestre di quest’anno, però, risultano essere state consegnate solo 30 milioni di dosi contro gli 80 previsti. Secondo l’Unione europea ci saranno altri ritardi. Nel nostro paese, al momento, risultano arrivati 6 milioni e mezzo di dosi contro i 40 previsti nel corso di tutto l’anno. Tutto questo ha portato a una contesa legale fra la Ue e l’azienda farmaceutica anglo-svedese, ma non ci sarà una rottura del contratto: le consegne per il 2021 resteranno le stesse, ha detto un portavoce dell’Ue.



Il contratto, cioè, resterà in vigore fino alla consegna dell’ultima dose, dopo di che l’Unione europea sarà libera di trovare altri fornitori, e già si parla di un accordo con Pfizer per 900 milioni di dosi. La domanda che tutti si fanno adesso è: cosa succederà a chi ha effettuato la prima dose di vaccino con AstraZeneca? Lo abbiamo chiesto al professor Antonio Clavenna, ricercatore presso il Dipartimento di Sanità pubblica dell’Istituto Mario Negri di Milano: “Le indicazioni del nostro ministero per la Sanità proibiscono di effettuare la seconda dose con un diverso vaccino, ma sono abbastanza certo siano state messe da parte dosi sufficienti per tutti coloro che hanno ricevuto la prima dose con AstraZeneca”.



AstraZeneca ha firmato un contratto ben preciso per la consegna di un certo numero di vaccini. Come è possibile che un’azienda non riesca a rispettare un impegno preso in un campo così importante come quello sanitario? Ci sono precedenti nel campo dei vaccini?

Il problema maggiore è che siamo in una situazione abbastanza inusuale rispetto a ciò che succede normalmente. Ci si è trovati con una campagna di vaccinazione dalle dimensioni impressionanti e con vaccini completamente nuovi, per cui è una situazione che non è paragonabile a niente prima d’ora. C’è anche da dire che può capitare ovviamente una problematica di questo tipo dal momento che c’è stata una prenotazione di vaccini quando ancora non erano stati conclusi del tutto gli studi sui sieri stessi. C’è stata una fase molto precoce in cui anche le aziende non erano del tutto pronte o a conoscenza di quello che sarebbe potuto succedere mesi dopo, nel momento in cui avrebbero dovuto iniziare a produrli.



Quindi si è lavorato un po’ all’oscuro, senza rendersi conto degli impegni assunti?

Diciamo che non si è tenuto conto delle possibili richieste che arrivano durante la campagna vaccinale. Dopo di che ci sono alcuni aspetti di cui non sono molto esperto, leggendo però vari media resta il dubbio che in realtà AstraZeneca abbia privilegiato in qualche modo il mercato inglese. Qualcuno sostiene alcune ipotetiche difficoltà nella produzione e nella distribuzione, perché dosi promesse all’Unione europea sono invece state date al Regno Unito. Non so dire se sia vero o no.

D’altro canto il vaccino è stato realizzato presso l’università di Oxford…

È possibile che anche questo abbia avuto un impatto, essendo un vaccino nato con Oxford probabilmente c’è stato un accordo con il Regno Unito che ha cercato di avere un trattamento di favore rispetto all’Ue. Questo può aver contribuito al fatto che all’Europa sia stato distribuito un numero minore di dosi promesse.

Tra l’altro, AstraZeneca è stata protagonista di episodi sfortunati, come la sospensione, poi ritrattata dall’Ema, e la confusione sulle fasce di età da vaccinare. Tutto questo ha creato intoppi e confusione, non crede?

Diciamo che in generale c’è stata una serie di problemi. La sperimentazione clinica prima dell’autorizzazione ha presentato dei limiti, ad esempio non era stata usata una popolazione rappresentativa, ma scarsa. Nel momento in cui è stato autorizzato il vaccino non era possibile stimarne l’efficacia. Poi è emerso l’allarme sui potenziali rischi della formazione di coaguli, e anche l’Italia ha deciso di utilizzarlo almeno inizialmente solo per gli over 60, con la motivazione che c’erano benefici superiori ai rischi. Tutta questa confusione ha creato dubbi nei cittadini.

Adesso ci si chiede cosa deve fare chi ha avuto la prima dose con AstraZeneca se non ci sono abbastanza fiale? Si può usare un altro tipo di vaccino per la seconda dose?

Per quanto riguarda le indicazioni che sono state decise finora dal ministero della Sanità, no. Nelle prossime settimane invece non dovrebbero esserci problemi, perché verranno conservate le dosi di AstraZeneca sufficienti per inoculare la seconda dose. E’ possibile poi che vengano resi pubblici i dati inglesi sugli studi che stanno facendo per capire se si potrà effettuare la seconda dose con un vaccino mRNA messaggero. Per questo motivo non escludo, qualora lo studio inglese dovesse confermare l’efficacia di questa strategia, che anche le indicazioni italiane potrebbero essere riviste.

La campagna vaccinale subirà uno stop?

Potrebbero esserci dei rallentamenti, però non così gravi, perché credo che comunque sia prevista una fornitura nell’arco della prossima settimana. Dovrebbero esserci lotti degli altri vaccini per le prime dosi, nel frattempo si cercherà di accantonare dosi per chi ha ricevuto la prima vaccinazione con AstraZeneca.

(Paolo Vites)

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