“Possibile” un legame fra il vaccino AstraZeneca e gli “eventi molto rari” di trombosi cerebrale. E’ il verdetto dell’Ema, secondo la quale “la maggior parte dei casi finora segnalati si è verificata in donne di età inferiore ai 60 anni” ed “entro 2 settimane dalla prima dose”, mentre l’incidenza dei casi sospetti dopo la seconda dose “è limitata”.



Tuttavia “non ci sono rischi generalizzati nella somministrazione del vaccino, quindi non abbiamo ritenuto necessario raccomandare misure specifiche per ridurre il rischio”. Tanto che in serata, dopo un incontro straordinario tra i ministri Ue della Salute, si è tenuto un incontro tra governo e Regioni, al termine del quale Franco Locatelli, coordinatore del Cts e presidente del Consiglio superiore di sanità, ha dichiarato: “Raccomandiamo l’uso preferenziale del vaccino AstraZeneca per gli over 60”.



E il ministro Speranza ha annunciato una circolare nelle prossime ore, ribadendo che l’indicazione di utilizzare questo vaccino per le fasce d’età sopra i 60 anni è “in linea con quanto disposto dal piano vaccinale”. E ora che cosa potrebbe succedere alla campagna vaccinale in Italia? “Servono tre interventi – risponde Girolamo Sirchia, ex ministro della Salute -. Primo, una comunicazione molto efficace ed efficiente; secondo, il coinvolgimento dell’Ecdc; terzo, una ricerca molto approfondita per cercare di spiegare questi fenomeni di trombosi legati al vaccino.

Nel frattempo, a fronte del fatto che i rischi sono molto inferiori ai benefici, è giusto continuare a vaccinare, perché se non vengono immunizzati i due terzi della popolazione non si arriva a spegnere l’epidemia, provocando così, oltre a ricoveri, decessi e inconvenienti economici, il rischio grave di nuove varianti maligne, che potrebbero far partire un’epidemia ancora più difficile da controllare”.



Professor Sirchia, come valuta le parole dell’Ema?

Secondo l’Ema, per il vaccino AstraZeneca non si può escludere che ci siano stati casi, per rapporto causa-effetto, di trombosi venose profonde, specie cerebrali. Essendo però questi eventi molto rari ed essendo il rischio molto più basso rispetto a quello di contrarre il virus se non ci si vaccina, l’Ema consiglia di continuare con le somministrazioni.

Giusto continuare, quindi?

Sì. Intanto però bisogna studiare e approfondire i motivi su questo rapporto causa-effetto.

I dubbi però non sono stati del tutto fugati. Questa incertezza può mettere a rischio la riuscita e la velocità della campagna vaccinale?

Invece di continuare a confondere le idee alla gente dando la parola a pseudo-scienziati, politici, esperti in non si sa bene che cosa, di fronte all’incertezza che si è generata bisogna che ci sia una comunicazione molto efficiente da parte di persone e organismi autorevoli che facciano capire bene che cosa abbia voluto dire l’Ema.

Che cosa sarebbe opportuno fare a questo punto?

Se fossi al governo, chiederei immediatamente l’intervento dell’Ecdc, l’ente costituito nel 2004 per uniformare le politiche anti-pandemiche in Europa. Mi sorprende il fatto che l’Ecdc non abbia funzionato e tuttora non funzioni. Perché allora continuiamo a mantenere un organismo che non serve a nulla?

L’Ecdc cosa dovrebbe fare?

Riunire i governi per arrivare a una posizione comune e a muoversi tutti nella stessa direzione. Si tratta di scelte che spettano all’Ecdc, sono scelte “guidate”, che non deve fare la politica, troppo approssimativa e sottoposta alle pressioni dell’opinione pubblica. Non può decidere chi non conosce.

L’Europa è finora andata un po’ in ordine sparso…

A cosa serva questa Europa ancora non l’ho capito. E nella sanità non serve a nulla, visto che il tema non figura neppure nei Trattati.

Sui vaccini anche le regioni italiane si muovono per conto loro. E’ sbagliato?

Questo modo di fare si chiama anarchia. E l’anarchia non porta niente di buono.

Non sarebbe il caso di bloccare temporaneamente la vaccinazione con AstraZeneca?

Assolutamente no.

L’Ema ricorda agli operatori sanitari e alle persone “che ricevono il vaccino che devono essere consapevoli della possibilità che si verifichino, entro due settimane dalla vaccinazione, eventi rari trombotici associati a bassi livelli di piastrine nel sangue”. Probabilmente questo farà aumentare i rifiuti a farsi somministrare il vaccino AstraZeneca. Sarebbe un bel problema, non crede?

Uno dovrebbe poter scegliere il vaccino migliore, ma oggi non c’è per nessuno, se non per alcune categorie ben precise. Se uno non vuole farsi inoculare AstraZeneca ma un altro vaccino, va in coda, slitta al 2022, perché quest’anno è impossibile, non ci sono dosi sufficienti. E accetta il rischio di ammalarsi. Ma il mio consiglio è di vaccinarsi anche con AstraZeneca, perché il rischio è davvero molto basso: pochissimi casi su milioni di dosi, mentre il rischio di infettarsi è ovunque.

“Raccomandiamo l’uso preferenziale del vaccino AstraZeneca per gli over 60” ha detto il professor Franco Locatelli, coordinatore del Cts e presidente del Consiglio superiore di sanità. Che cosa ne pensa?

Tenga conto di una cosa: i casi di trombosi sono rari e in assenza di grandi numeri non si possono tirare conclusioni molto attendibili, si rischia di sbagliare di grosso. Potrebbe trattarsi solo di coincidenze. Lo statistico inglese Peto ci diceva sempre: la statistica dei piccoli numeri è peggio della non statistica.

Giusto dare agli under 30, come fanno in Gran Bretagna, un altro vaccino?

Difficile rispondere, non ci sono i numeri che possano suffragare la bontà di questa soluzione.

L’Italia ha puntato forte su AstraZeneca: si dovesse arrivare a una sua limitazione o sospensione, che cosa si dovrebbe fare già da adesso per ovviare a un’eventuale carenza di questi vaccini?

Il vaccino AstraZeneca è stato scelto perché costa poco. Oggi però altri paesi, con i soldi in mano, hanno acquistato e opzionato gli altri vaccini e la produzione è ormai satura.

Quindi?

L’unica possibilità è riuscire ad attivare altri stabilimenti produttivi su licenza di queste società farmaceutiche, cosa che si sta cercando di fare. Ma non è una scelta dagli effetti immediati, perché è un’operazione che richiede mesi di tempo per adeguare gli impianti e i macchinari. Ecco perché penso che sia irresponsabile bloccare AstraZeneca.

Come si può ricostruire la fiducia nei vaccini?

La gente è sicuramente spaventata e la fiducia nasce da un rapporto di credibilità, che non si può improvvisare. In questa pandemia abbiamo distrutto questo rapporto, perché abbiamo visto di tutto, chiacchiere, talk show, pagliacciate. Ricostruirla in poco tempo è difficile. Ecco perché – lo ripeto – deve parlare una fonte autorevole.

Come valuta la campagna vaccinale finora condotta dall’Italia?

Quando ci si trova su una barca in mezzo alla tempesta, già rimanere in qualche maniera a galla è un successo. Di certo non abbiamo dimostrato una grande previdenza: le campagne vaccinali vanno studiate non nell’emergenza, ma prima dell’emergenza, come da sempre raccomandato, per poter affrontare e risolvere i problemi nel momento in cui si presentano. Invece non ci siamo neanche posti la questione e quindi ciascuno ha fatto quello che poteva. Non è stato un esempio di preclara previdenza né di capacità organizzativa.

Il piano preparato in fretta e furia dal generale Figliuolo paga dunque lo scotto dei ritardi e dell’improvvisazione precedenti?

Certo. L’ex commissario prima non trovava le mascherine, poi i respiratori, i camici, le siringhe… Si può non avere i dispositivi strategici per contrastare un’epidemia? Siamo arrivati a un livello pietoso.

(Marco Biscella)

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