CRISI BANCHE, IRA GERMANIA CONTRO ITALIA E UE: “RATIFICARE IL MES!”
Da tempo ormai il 18 aprile 2023 è segnato di rotto sui calendari delle principali cancellerie e Banche nazionali: domani infatti la Commissione Europea presenterà la bozza di riforma sulle banche con i nuovi requisiti per evitare in Europa casi nefasti come Svb e Credit Suisse. Mentre vi è sostanziale comunanza in gran parte dei 27, vi è un Paese che si oppone strenuamente a questa riforma e non è marginale, la Germania: il nuovo scontro infatti pone Berlino contrariato dalle mosse di Bruxelles, specie perché insiste da tempo come il vero strumento in mano per evitare ulteriori crisi bancarie come nel recente passato sia il “famigerato” Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità).
Ma è proprio su questo punto che il nostro Paese torna di strettissima attualità in quanto, per volere del Governo Meloni (ma anche i due precedenti esecutivi hanno tergiversato per evitare di approvarlo, ndr) l’Italia è l’unico Stato in Europa a non avere ancora ratificato in Parlamento la riforma del Mes approvata nel 2020. Berlino contro Bruxelles per le regole sulle banche ma anche contro Roma, in quanto per il Governo Scholz il nostro Paese sta bloccando il Mes rendendolo di fatto inutilizzabile nell’immediato futuro.
MES, BANCHE E UE: GLI SCENARI DI RIFORMA
Per capire cosa succede occorre fare un piccolo passo indietro e osservare quali siano queste regole pronte ad essere approvate dalla Commissione Europea nonostante il forte dissenso della Germania: come ben riassume “La Repubblica”, «l’esecutivo comunitario propone di alzare le scorte di capitali in particolare per gli istituti piccoli e medio-piccoli. Gli esempi recenti dell’americana Svb e della svizzera Credit Suisse hanno costretto ad una accelerazione». Il provvedimento Ue che potrebbe portare ad una “eutanasia” di molte banche medio-piccole (come spieghiamo bene qui, ndr) si muove poi sulla linea di voler far prevedere agli istituti bancari riserve di capitale maggiori da utilizzare in caso di crisi.
Tutelare i correntisti e gli utenti è il “principio” dettato da Bruxelles per risolvere le crisi bancarie, ma toccherà alla Bce stabilire caso per caso, a quanto ammonterà la «quota di garanzia da conservare in caso di necessità» per eventuali rischi di fallimento. La Germania non ci sta a con il Ministro dell’Economia Christian Lindner ha spedito già tre lettere: al presidente del’Eurogruppo, Paschal Donohoe; alla commissaria per i servizi finanziari, Mairead Mc Guiness; al vicepresidente esecutivo della Commissione, Valdis Dombrovskis. Secondo Berlino esistono già misure analoghe – come il Mes per l’appunto, o gli Ips (contratti volti a garantire liquidità) – che renderebbero non necessaria la riforma sui crediti: «Altrimenti – scrive il Ministro liberale – non siamo in linea con gli accordi presi e porterebbe a negoziati molto difficili». Minaccia insomma di bloccare tutto in Consiglio Europeo dove già la tensione si avverte per la non ratifica dell’Italia sul Mes: motivo? Lo spiega ancora “Rep”, «all’interno del Meccanismo di Stabità è previsto un “scudo” anche per le crisi bancarie». Insomma, Scholz intende lanciare questo messaggio-ultimatum alla commissione: prima di intervenire con altre regole (che evidentemente non piacciono a Berlino, ndr), serve mettere in condizione l’Ue di sfruttare quanto già si è dotata in passata. Tradotto, “obbligare” Roma a ratificare il Mes.