RIO DE JANEIRO – Bolsonaro ha lasciato il Brasile prima del passaggio di consegne a Lula, domenica i bolsonaristi hanno invaso e devastato il Parlamento, imitando dopo due anni e due giorni i cugini trumpiani entrati nel Campidoglio di Washington.
L’occupazione è in atto mentre scrivo, e non è dato sapere ora l’evoluzione degli eventi. Dato l’atteggiamento di questi anni dei militari sembra comunque improbabile che questo porti ad un tentativo di golpe, piuttosto alla delegittimazione della destra.
Bolsonaro è stato in questi anni oggetto di critiche feroci. Molte di queste erano alimentate evidentemente dalla contrapposizione ideologica, altre più o meno giustificate. Una cosa, però, è sempre stata allarmante: lo scontro tra le istituzioni che ha sempre alimentato.
Uno dei difetti delle costituzioni presidenzialiste come quelle del Brasile e degli Stati Uniti è la mancanza di un “potere moderatore” tra i tre poteri dello Stato (esecutivo, legislativo e giudiziario). In Italia e nelle monarchie l’arbitro di questi conflitti è il presidente o il monarca. Senza arbitro, i soggetti hanno una responsabilità molto maggiore.
Ma equilibrio e Bolsonaro non vanno assieme. Con il legislativo si è trovato un equilibrio rapidamente: per l’emergenza Covid il governo ha avuto mano libera dal punto di vista finanziario e con questa disponibilità straordinaria di fondi si è di fatto “comprato” l’appoggio del Parlamento. Con il potere giudiziario, invece, è stato scontro continuo, e l’ex presidente non ha mai perso l’occasione di inasprire i toni, come quando ha dichiarato che per chiudere il Supremo tribunale federale (Stf, la Corte suprema brasiliana) bastavano un caporale e un soldato, o quando durante una manifestazione contro l’Stf ha sfilato davanti ai suoi a cavallo come Braveheart.
Bolsonaro non è pazzo, e aveva le sue ragioni per farlo. Molti hanno criticato e continuano a criticare l’Stf per azioni che possono essere viste come gravi attacchi alla libertà di espressione. Aveva delle ragioni, ma non aveva ragione. Per difendere un bene non si può metterne a rischio uno maggiore come la convivenza civile. Attaccare i simboli di questa convivenza, poi, come sta succedendo in queste ore, mette automaticamente fuori gioco e richiede una risposta fermissima.
Non ci sono notizie di uso della forza da parte della polizia, e speriamo che questa situazione “grave ma non seria” si risolva pacificamente e definitivamente
Questa occupazione, però, obbliga tutti a riflettere, e in modo particolare i cattolici. In termini di “principi non negoziabili” Bolsonaro sarebbe stato il candidato da sostenere nelle scorse elezioni. Ma si può in coscienza sostenere chi è a favore di vita, famiglia e educazione e allo stesso tempo fomenta una guerra civile?
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