L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) rassicura gli europei sui nuovi contagi Covid aumentati in Cina: per il momento tutto sembra sotto controllo. Intanto però nel Paese del Dragone il virus non demorde: “C’è paura che si diffonda soprattutto nelle campagne – dice Serena Console, giornalista de Il manifesto e today.it – tanto più ora che si avvicina il Capodanno, festività caratterizzata da una grande mobilità interna. I segnali che fanno preoccupare sono diversi: a partire dalle file davanti ai crematori, diventate di pubblico dominio grazie alle foto del Washington Post”.
Secondo l’Oms la recrudescenza del Covid in Cina non costituisce una minaccia imminente per l’Europa, ma com’è attualmente la situazione dei contagi nel Paese in cui è nata la pandemia?
Quelle che circolano e sono circolate sono sottovarianti che si sono già viste in Europa. In Italia come nel vecchio Continente ci sono state campagne vaccinali che hanno costituito un ottimo scudo alla diffusione del virus. Anche in Cina c’è stata una campagna simile ma è stato vaccinato il 90% della popolazione, mentre c’è uno zoccolo duro del 10% che non ha ancora completato il ciclo vaccinale. Si tratta soprattutto di popolazione anziana. Su questo aspetto Pechino sta accelerando i tempi. La campagna, tra l’altro, è stata lanciata con vaccini non mRna, come quelli europei, e ha riguardato soprattutto persone che hanno un’attività lavorativa. In questo momento, però, quello che preoccupa è la diffusione del virus nelle campagne. Nelle città il picco dei contagi è stato raggiunto, anche se la Cina ha smesso di comunicare dati senza dare nessuna motivazione: non abbiamo reale contezza di quanti siano i contagi giornalieri. Tuttavia ci dicono che il picco della prima fase è stato raggiunto e si aspettano un secondo picco tra aprile e maggio.
Il Capodanno cinese potrebbe fornire al virus l’occasione di diffondersi ulteriormente?
Preoccupa soprattutto la campagna, in particolare in vista del 22 gennaio, il Capodanno cinese, in occasione del quale ci sarà un grande movimento di persone che dalle megalopoli si sposteranno nelle campagne per andare a trovare i parenti. Preoccupa anche perché il sistema sanitario delle campagne non è equiparabile a quello delle megalopoli. C’è poi un altro aspetto. Nel momento in cui sono cambiate le direttive su come affrontare la malattia le compagnie assicurative coprono sempre meno le spese sanitarie. Si sta discutendo se adottare un farmaco antivirale della Pfizer: il governo cinese lo voleva inserire nella lista dei farmaci coperti da assistenza sanitaria, però il prezzo proposto dalla casa farmaceutica era troppo alto.
E adesso?
Si pensa che possa riprendere almeno lo studio dei vaccini mRna, visto che finora sono stati utilizzati solo vaccini locali. C’è stato con la visita a novembre del cancelliere Scholz a Pechino il via libera all’utilizzo del vaccino Pfizer solo però per i cittadini stranieri. Recentemente la stessa Unione Europea aveva proposta uno stock di vaccini alla Cina, che tuttavia ha rifiutato.
Perché c’è stato un cambiamento così radicale da una politica rigida nel cercare di stroncare la diffusione del virus a una liberalizzazione per la quale sostanzialmente non ci sono più restrizioni?
Non si ha piena conoscenza di quello che è successo, si vocifera tuttavia che la pressione economica, esercitata anche da grandi esponenti dell’economia cinese nei confronti dei funzionari del Partito comunista cinese, abbia spinto il Governo ad allentare la presa. Sicuramente non è stato a seguito delle proteste di novembre, sicuramente quello è stato un momento cruciale ma non determinante. Il Partito ha pensato di adottare una politica di allentamento soprattutto per esigenze economiche, per riportare a galla l’economia del Paese che in seguito ai lockdown che ci sono stati in questi anni ha perso miliardi di dollari, una cifra esorbitante, infatti la stessa Banca mondiale ha rivisto al ribasso la crescita cinese.
E tra la gente che aria si respira?
C’è molto malcontento sociale. I cittadini uscivano la sera e non sapevano se riuscivano a tornare, il lockdown ha comportato anche la chiusura di uffici. La disoccupazione giovanile attualmente è al 19%, un campanello d’allarme non indifferente, i giovani si sentono lontani e abbandonati anche un po’ dal Partito.
Intanto vengono pubblicate foto che mostrano file ai crematori, segno che forse il numero dei morti è più alto di quello che si vuol far credere.
Il punto è che dall’inizio della pandemia a oggi si sono registrati oltre 5400 morti in tre anni, solo che la Cina definisce decessi legati al Covid solo quelli che hanno comportato un’insufficienza respiratoria; quindi, tutti gli altri decessi non vengono classificati come Covid. Ed è uno dei motivi della discrepanza tra l’aumento delle file ai crematori e i numeri ufficiali. Nella popolazione c’è sicuramente allarme: ai crematori c’è effettivamente difficoltà a ricevere questo servizio.
Sarà possibile un ritorno alla politica delle restrizioni?
A livello di governi locali sì, non in maniera stringente come sono state attuate negli scorsi tre anni. Sicuramente a livello di municipalità qualcosa sarà fatto.
(Paolo Rossetti)
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI