Ieri è stata la giornata del crash informatico e del caos negli aeroporti, dei disagi negli ospedali, dei disservizi di banche e dei problemi sui mercati finanziari. Il problema non è stato causato da un incidente di sicurezza o da un cyberattacco, ma da un errore di configurazione del software “crowdstrike” che non si è aggiornato correttamente. Il risultato è quello che si è visto ieri e i disagi sono stati tanti; si spera che possano rientrare il prima possibile dato che siamo alla vigilia della stagione estiva.
Quanto accaduto ieri ci ricorda quanto possano essere distruttivi i cyberattacchi. Per la Nato le minacce “cyber” alla sicurezza dell’alleanza sono “complesse, distruttive, repressive e stanno diventando sempre più frequenti”. In una fase di conflitti, anche asimmetrici, e di guerre commerciali il problema non è banale. I danni di un attacco riuscito possono essere estesi e sono in grado di paralizzare un Paese o un’intera regione. Quello che si è visto ieri è un esempio in miniatura di cosa possa causare un attacco di successo.
In questi stessi giorni, in Europa, si propone l’introduzione di una valuta digitale sottolineando i benefici, il risparmio dei costi e la fluidità dei pagamenti. Più si diffonde la valuta digitale, più scompaiono i contanti. È quello che si vede già da tempo con le forme di pagamento digitale che hanno reso obsoleto il contante e particolarmente svantaggioso perché la sua circolazione si riduce. Diversi Governi europei, quello austriaco per esempio, hanno sottolineato l’importanza del contante non come mezzo di evasione, ma come garanzia a fronte di possibili malfunzionamenti dei sistemi di pagamento digitale. Anche la Germania è da sempre particolarmente attaccata al contante.
Immaginiamo l’impatto sull’economia di un attacco in grado di mettere fuori gioco i pagamenti elettronici magari per più giorni. I danni economici e non solo sarebbero colossali e includerebbero l’impossibilità di effettuare qualsiasi acquisto anche di beni di prima necessità. Dal punto di vista politico il dilemma è se si debba o meno includere questo rischio nel processo decisionale. A prima vista si tratta di un rischio completamente remoto contro cui non vale la pena premunirsi soprattutto a fronte dei benefici, innegabili, dell’alternativa elettronica al contante. Più i sistemi sono centralizzati, più si basano su una rete, più sono efficienti e allo stesso tempo fragili. L’unico altro elemento che abbiamo è che per la Nato la questione è reale. Inutile dire che un sistema irrimediabilmente “convertito” e senza contante diventa un bersaglio invitante.
Probabilmente includere questi rischi nel processo decisionale e le conseguenze indirette delle scelte sui sistemi di pagamento ha senso. Non si tratta di perdere un giorno di lavoro o di vacanza, ma di azzerare qualsiasi attività economica superflua o necessaria.
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