Tutto sta franando. È un movimento lento, uno smottamento che investe tutto il mondo e trasforma insediamenti umani stabili in grumi di aggregazioni a frattali, sottoposti a quella polverizzazione argillosa che divide, biforca e che di fatto innerva di nuovo il tragico (perché disperato e sempre incompiuto) sogno gollista di un’Europa politica e militare dall’Atlantico agli Urali. Del resto rimane l’unico disegno per costruire un’Europa potenza marittima, ossia talassocratica, e quindi potenza mondiale non soffocata tra l’incubo dell’accerchiamento tedesco e il pescar nel mortaio di medie potenze regionali costrette a politiche internazionali di mediazione che altro non fanno che indebolire le medie potenze così costantemente divise. Questo significa multiple alleanze in contemporanea: è una gerarchia tra vassalli di media potenza senza un impero e senza un imperatore.
Anche la Germania frana: il ministro della Difesa Annegret Kramp-Karrenbauer è il ritratto di una politica internazionale tedesca specularmente diversa da quella francese. La Germania non può tracimare nella politica che oggi persegue – atlantica militarmente e filocinese economicamente – senza andare fuori squadra e distruggere a poco a poco tutto l’equilibrio di potenza europeo. Esso senza gli Usa non si tiene in piedi su scala mondiale, come dimostra l’appoggio certo divisivo ma inevitabile che gli Stati europei (più che l’Ue) debbono dare alle guerre nordamericane su scala intermittente e mondiale. Le nazioni europee altro non possono fare che muovere alla ricerca di un accordo a medio raggio che unisca medie potenze oggi invece l’un contro l’altra armate.
Il Recovery Fund è a rischio perché Polonia e Ungheria pongono il veto sul bilancio da cui inizia la mutualizzazione del debito? Ma sono state minacciate di essere poste al bando perché violerebbero non lo stato di diritto europeo (e allora si dovrebbe spiegare a chi non crede nei maghi e nella magia che cosa può essere un diritto senza legge, ossia senza Costituzione!), ma la cultura dei diritti senza obbligazione che calpesta le radici giudaico-cristiane di un’Europa che è stata lobotomizzata dal pensiero del neo-conservatorismo individualista neocon tanto in politica estera, quanto in quella interna.
Così l’Europa – nel pieno della pandemia – si disgrega. Macron ha compreso la prossimità della tragedia. È il leader più colto e raffinato che sia stato prodotto dalle élite francesi che ancora credono possibile l’inveramento di quel modello neo-gollista di orientamento geopolitico proteso a unificare la lotta per la difesa dell’impero mediterraneo in Siria e soprattutto in Africa, dove la difesa dell’impero francese coincide con la lotta al Daesh e quindi non può fare a meno sia della centralizzazione capitalistica, sia della confederalizzazione politica europea. Ma la proposta complessiva di Macron guarda a quegli equilibri europei che abbisognerebbero per realizzarsi di una stabilità delle élite nazionali: una proposta che si fonda su una risposta più che istituzionale, una risposta che è politica, una risposta che necessita dell’allineamento delle forze politiche e quindi dei partiti europei sugli assi portanti delle iniziative economiche di risposta anti–pandemica a partire dalla mutualizzazione dei debiti sino alla discussione su una loro possibile cancellazione.
Ma invece dell’allineamento scoppiano le liti, esplodono le guerre locali. E l’Italia si distingue: il presidente del Parlamento europeo, l’ancien premier, presidente dell’Associazione Italia-Asean e preside a Sciences Po che ripetono ciò che si sussurra tra i potenti decisori si vedono sbeffeggiati dal loro segretario di partito!
Ma anche alla Merkel non ne va bene una, di mosse politiche interne, poiché sbaglia tutte le scelte in merito ai suoi possibili delfini; per non parlare della Spagna, dove la lite è continua tra sindaci e governo, indipendentisti e governo, antichi seguaci dell’Eta e governo, re Juan Carlos e la giustizia, re Juan Carlos e le sue amanti e potrei continuare all’infinito, senza dover per carità di patria evocare ciò che succede nei Balcani, dove tempo fa la signora Mogherini invocava la ridefinizione dei confini territoriali (mentre i morti di Srebrenica fondano i nostri incubi di persone credenti).
Ma non viene in mente ai cantori dell’Eurofilia che così come la si è costruita questa Europa dei Trattati senza Costituzione non funziona? E che senza Costituzione non si può cercare di costruire un impero solo dall’alto mentre il mondo si sta posizionando con immensi sconquassi per combattere la battaglia tra dittatura tecnologica cinese e libertà nordamericana e di quel che rimane dell’Occidente?
È pur vero che gli spettacoli serali possono confondere i popoli tra i premier che scendono le scale e i commissari che pensano di combattere i virus con i monopattini mentre il mondo invecchia. Ma è mai possibile che non esistano più, nella circolazione delle élite politiche, altro che compagnie di ventura etero-dirette e prive di quella dignità che ha fondato prima degli algoritmi il mondo di quella modernità tanto decantata quanto ogni giorno tanto calpestata dalle mucillagini peristaltiche che dominano il mondo e l’Italia più che mai?