32 minuti di intervista tv al presidente della Repubblica dopo l’adozione con l’articolo 49.3 del progetto di riforma delle pensioni; 32 minuti per difendere la legittimità di questa riforma e per calmare gli animi in un’intervista da cui i sindacati non si aspettavano nulla, mentre i francesi si chiedevano cosa avrebbe detto Emmanuel Macron e come lo avrebbe detto, con le strade che si infiammano ogni sera e i sindacati che promettono di continuare il movimento.



Emmanuel Macron, calmo e inflessibile, ha confermato che la riforma, “indispensabile e difficile per i francesi”, “continuerà il suo percorso democratico” e che il progetto “entrerà in vigore entro la fine dell’anno”. Va ricordato che l’opposizione ha deferito la questione al Consiglio Costituzionale, che ora ha un mese di tempo per dichiarare il testo invalido in tutto o in parte, e che alcuni parlamentari hanno già presentato un progetto di referendum su iniziativa condivisa.



Macron non ha rinunciato alla riforma e ha cercato, in questo esercizio sempre molto pericoloso, e ancora di più alla vigilia di una grande giornata di mobilitazione e con un’impopolarità massiccia, di tendere la mano ai francesi, anche se, come sottolineano gli analisti politici, il mea culpa non è nel suo Dna. “Mentre vi parlo” ha detto, “pensate che mi faccia piacere farlo? No”, ma “sono pronto ad accettare l’impopolarità in nome dell’interesse generale”.

Per quanto riguarda i sindacati, Macron ha detto di voler rilanciare la discussione, assicurando la necessità di un dialogo in futuro su molti altri temi, in particolare la difficoltà e l’usura del lavoro, la disoccupazione, e il lavoro degli anziani. Nonostante lo spirito di pacificazione che l’Eliseo ha voluto mettere in campo con questo discorso, il presidente della Repubblica non ha potuto fare a meno di menzionare il “rammarico per il fatto che nessuna forza sindacale abbia proposto compromessi” durante i mesi di lavoro sul progetto di riforma. Ciò non ha mancato di suscitare la reazione di Laurent Berger, leader della Cfdt, un sindacato storicamente partner dell’esecutivo e favorevole al compromesso: “Negazione e menzogna. Macron 2023 sta riscrivendo la storia e mente sulla Cfdt per nascondere la sua incapacità di trovare una maggioranza per votare la sua ingiusta riforma”.



Nello stesso spirito, la Cgt ha denunciato il disprezzo del Capo dello Stato e l’opposizione nel suo complesso ha evocato una consueta arroganza e un comportamento scollegato dalla realtà. Il leader del Partito socialista ha dichiarato: “È allucinante (…). Temo che abbia messo altro esplosivo su un fuoco già acceso, in particolare squalificando i sindacati”.

Non sorprende che l’opposizione si sia affrettata a criticare quello che ha definito “l’autocompiacimento” del presidente. Non ha sorpreso neppure che Macron abbia assicurato a Elisabeth Borne, con poco entusiasmo però, la sua fiducia, invitandola nelle prossime settimane ad allargare il più possibile la maggioranza. Ringraziando i parlamentari che hanno sostenuto la riforma, ha in un certo senso ammesso che in futuro le coalizioni riguarderanno solamente singoli provvedimenti, per i quali sarà necessario cercare il voto di singoli deputati e non più il sostegno di gruppi politici ormai divisi. Ha anche escluso, per il momento, lo scioglimento dell’Assemblea.

Secondo alcuni opinionisti, questo discorso è arrivato troppo presto per poter voltare pagina e passare ad altro; secondo altri, invece, è giunto troppo tardi, perché il tempo delle spiegazioni sulla necessità della riforma è passato da tempo. E i francesi oggi sembrano contestare non più la riforma delle pensioni, ma un governo che ha scelto di approvarla scavalcando il voto politico sul provvedimento, quando invece aveva promesso il dialogo.

Il ricorso al 49.3, per quanto legittimo, è ora al centro di questo braccio di ferro che si sta giocando in strada. Emmanuel Macron ha detto di “non vivere di rimpianti ma di volontà” e di comprendere il sentimento di ingiustizia provato da tanti francesi. Una via d’uscita dalla crisi attraverso il compromesso sembra comunque essere esclusa. Una spada di Damocle pende sulla testa dell’esecutivo e dei francesi in generale: il movimento sociale si indebolirà o si rafforzerà nei prossimi giorni? Intanto le parti non si smuovono dalle loro posizioni.

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