Il Consiglio di Stato, la massima autorità amministrativa del paese, “bastona” il Csm sul caso della nomina di Michele Prestipino a procuratore di Roma, dichiarandola illegittima. In questo modo viene data ragione al Tar del Lazio, che si era espresso allo stesso modo e che aveva accolto il ricorso del procuratore di Firenze, Marcello Viola, ma che il Csm aveva rigettato, usando anche parole non molto delicate: “La decisione del Tar è erronea, illogica e contraddittoria”.



“Il problema” ci ha detto in questa intervista Frank Cimini, già corrispondente de Il Mattino di Napoli, veterano della cronaca giudiziaria e fondatore del blog Giustiziami, “è che già in passato il Csm aveva disatteso le sentenze del Consiglio di Stato, confermando le nomine e cambiando le motivazioni. Questa volta sarà difficile ci riescano, perché il clamore mediatico è talmente forte che hanno poche possibilità”. È però la conferma dello stato di caos totale e di guerra fra Csm e procure varie: “Non è accettabile il silenzio di Mattarella, non importa che intervenga dal punto di vista penale, perché qui il caso è politico”.



La sentenza del Consiglio di Stato riapre un caso che aveva infiammato i corridoi del Csm nel 2019, subito dopo l’esplosione del caso Palamara?

Diciamo che il Csm con quella motivazione con cui nominava Prestipino si era dato da solo la zappa sui piedi.

Perché?

Perché avevano valorizzato i tre mesi di Prestipino come capo della procura di Roma come facente funzione di Pignatone, che era andato via per motivi pensionistici, e li hanno sopravvalutati rispetto al fatto che Marcello Viola (procuratore di Firenze, ndr) aveva fatto per tre anni il procuratore generale e anche il capo della procura di Trapani, la zona di Messina Denaro, un’area ad alta intensità mafiosa. Non ci sono paragoni.



Infatti il Consiglio di Stato ha detto che il Csm “ha valutato e comparato in modo illegittimo le rispettive attitudini direttive di Prestipino e di Marcello Viola”.

Però Prestipino diventa capo della procura di Roma con tre mesi di servizio sostitutivo e Viola, che era stato per anni a capo della procura di Trapani, no.

In ogni caso adesso il Consiglio di Stato dà una bella bacchettata al Csm, non crede?

Sì, il problema è che già in passato il Csm aveva disatteso il Consiglio di Stato, mantenendo le nomine che aveva deciso, cambiandone la motivazione. Questa volta, a causa del clamore mediatico che si è creato, probabilmente sarà difficile riuscirci, anche se si stanno accampando motivazioni irrisorie, come il fatto che Prestipino ha già disposto la sua attività professionale.

Che sviluppi pensi ci saranno?

Sono in ballo i soliti giochi di potere: vorrebbero mandare Viola a capo della procura di Palermo, ma sembra che lui non voglia, vuole andare fino in fondo sulla questione di Roma.

Il caos giustizia dunque continua e va avanti?

Continua e purtroppo tutto quello che decidono di fare è mettere delle toppe che sono peggio del buco.

In che senso?

Non vogliono mettere in discussione i loro giochi di potere e passano da una gaffe all’altra. Le due procure più importanti d’Italia, Milano e Roma, sono nel caos totale.

Già, Milano: che previsioni si possono fare sul caso Amara?

L’inchiesta sui verbali di Amara adesso si sposta a Brescia, dove Storari verrà nuovamente convocato e dovranno per forza sentire anche Davigo e Greco. Davigo in particolare devono per forza sentirlo come testimone.

Perché?

Perché nella migliore delle ipotesi, se Storari è accusato di rivelazione di segreto di ufficio, Davigo è colpevole di concorso nella rivelazione. Nella peggiore delle ipotesi potrebbe avere la rigettazione del suo caso, perché le copie di Storari non erano quelle timbrate, ma quelle prese dal computer.

Peggio no?

È una questione non normale, ma di lana caprina, comunque spesso a Brescia sono state archiviate indagini su magistrati di Milano senza neanche sentirli. C’è un problema da anni di cui è vietatissimo parlare: il fatto che il Csm continui a mandare a Brescia magistrati che sono stati a Milano. Al di là del fatto che sono magistrati corretti, però il magistrato deve essere e deve apparire al di sopra delle parti e dei giochi di potere.

Sul nostro giornale abbiamo intervistato Sabino Cassese, presidente emerito della Corte costituzionale, che alla domanda perché il Capo dello Stato non interviene, ha risposto che “anche i silenzi hanno un significato”. Secondo te, che cosa intendeva?

Mattarella tace perché è imbarazzato. Si nasconde dietro al fatto che ci sono indagini in corso, ma non deve parlare delle indagini. In queste vicende l’aspetto penale è il meno interessante, qui il problema è politico. Un presidente della Repubblica che ha anche la sfortuna di essere presidente del Csm deve intervenire sul nodo politico e sulla deontologia dei magistrati. Invece Mattarella parla della banda dei “nonni” di Parigi da estradare per fatti di 40 anni fa. In ogni intervista dice che bisogna arrivare alla verità completa sul caso Moro, quando sono stati fatti sei processi e commissioni di inchiesta che dicono che dietro le Br non c’era nessuno. Mattarella ha il dovere di parlare del Csm, non di Moro.

(Paolo Vites)

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