Il Pd cerca come può di assorbire le tensioni interne alla maggioranza. Zingaretti, dopo la lettera al Corriere della Sera in cui dava l’alt a Di Maio e preannunciava una fase costituente per il Partito democratico, ha in realtà un piano per sfuggire al ricatto di M5s e Renzi, sapendo bene che Di Maio è sempre più in crisi di leadership e che l’ex premier annaspa in percentuali di consenso semi-irrilevanti. Nicola Oddati, vicinissimo al segretario del Pd e responsabile dei dem per il Mezzogiorno, lo ripete: “o siamo tutti responsabili, o si torna alle urne. Renzi rischia di fare la fine dell’apprendista stregone”. “Io penso che la partita delle alleanze sia ancora aperta, in Emilia come in Calabria”, dice al Sussidiario.
Il Pd oggi sembra un partito in crisi di proposta politica e lontano dal suo tradizionale bacino elettorale. Che cosa può e deve fare Zingaretti per uscire dall’angolo?
È innegabile che la nascita del governo giallo-rosso rappresenti un mutamento di fase politica. Noi abbiamo posto un problema di prospettiva: o l’accordo si trasforma in un’alleanza strategica o non rimane che il voto in tempi ravvicinati. In ogni caso il Pd è chiamato a ridefinire il suo profilo ideale e programmatico. A Bologna tra qualche giorno avvieremo una riflessione seria e impegnativa sui prossimi dieci anni e sulla nostra funzione.
L’alleanza di governo con il M5s sta facendo pagare al Pd un prezzo molto alto. Fino a che punto, concretamente, siete disposti a spingervi, a concedere?
Non faremo il punching ball. O siamo tutti responsabili, o si torna alle urne.
Dopo la sconfitta in Umbria la possibilità di alleanze locali con M5s sembra definitivamente tramontata. Questo mette a rischio anche la partita in Emilia-Romagna? E quanto è decisiva questa tornata elettorale per le sorti del Pd e del governo giallo-rosso?
Io penso che la partita delle alleanze sia ancora aperta, in Emilia come in Calabria. Tutte le forze che sono al governo rischiano in caso di sconfitta nelle Regioni. La reazione dei 5 Stelle al voto umbro è stata umorale e impolitica.
Renzi mira a disgregare il Pd, sia con i tatticismi, sia mediante un’ininterrotta campagna acquisti. Quali contromosse avete in mente?
Renzi rischia di fare la fine dell’apprendista stregone. A furia di provocare scintille, può appiccare l’incendio. La contromossa al populismo fiscale di Renzi è quello della serietà responsabile.
La manovra 2020 sembra non piacere proprio agli italiani. L’esigenza di tenere i conti in ordine non sta costringendo il Pd a essere un partito delle tasse?
La manovra coglie due obiettivi di fondo. Evitare l’aumento dell’Iva e ridurre la pressione fiscale sul lavoro con il taglio del cuneo. Io difendo la plastic tax e la sigaretta tax. Ovvio, vanno accompagnate da incentivi che aiutano la riconversione produttiva. Il messaggio sbagliato che sta alimentando Renzi è che tutte le tasse sono sbagliate. Si tratta di una sciocchezza pericolosa.
In che cosa dovrebbe realizzarsi la svolta che Zingaretti, accettando la responsabilità di formare il governo con il M5s, ha più volte ribadito di voler dare al Paese?
Redistribuzione della ricchezza con la leva della riduzione del cuneo fiscale, Green new deal, riforma strutturale del fisco, piano per il Sud, nuova politica per il lavoro e per frenare l’emigrazione giovanile. Ecco i caratteri centrali dell’azione di governo. Però questo si fa con un governo che lavora di più e smette di litigare. Se così non fosse, meglio il voto.
(Marco Tedesco)