Tutto ha avuto inizio con il caso di un cittadino di Hong Kong accusato di stupro a Taiwan (che, come si sa, è un territorio indipendente e lontano dalla politica comunista di Pechino) di cui non è stato possibile ottenere l’estradizione, non esistendo alcun trattato bilaterale tra Hong Kong e qualunque paese al mondo, data la sua specifica natura che non ne fa né una nazione indipendente né una provincia come tutte le altre della Cina, ci spiega Francesco Sisci, ex corrispondente della Stampa da Pechino.



A questo punto si è deciso di varare la prima legge al proposito che permettesse l’estradizione solo a Taiwan, Macao (altro territorio a statuto speciale della Cina) e nella Cina stessa degli accusati di crimini di omicidio e di stupro. Sembrerebbe una richiesta legittima: perché Hong Kong dovrebbe essere il rifugio di assassini e violentatori? Il problema, spiega Sisci, è però un altro: a Hong Kong la gente comune non si fida del sistema di giustizia cinese che potrebbe usare accuse non verificabili per colpire dissidenti politici o incutere timori a Pechino. Ecco cosa ci ha detto.



Il testo, se approvato, consentirebbe richieste di estradizione dalle autorità di Cina, Taiwan e Macao per indagati accusati di reati penali quali omicidio e stupro. Sembra una richiesta legittima: Cosa ha portato in piazza centinaia di migliaia di persone?

La legge di per sé è infatti una legge legittima. La questione vera però è la sfiducia profonda che Hong Kong ha verso la Cina. Non solo: c’è anche il problema che la Cina teme che Hong Kong possa diventare punto di sovversione per sobillare e organizzare una possibile rivoluzione nella Cina popolare. Se non si riesce in qualche modo a sciogliere questa profonda sfiducia e se il governo di Hong Kong e il governo di Pechino non riescono a trovare un modo di dialogare con la popolazione, diventa tutto molto difficile. Frange estremiste di una e dell’altra parte hanno un interesse oggettivo a esasperare la tensione.



Tra questi manifestanti che sono scesi in piazza ci sono gli eredi del movimento Occupy Center del 2014?

Certo, ci sono. Solo che la questione del 2014 era una questione tutto sommato limitata su alcuni problemi scolastici e poco altro, adesso la questione è molto più seria. C’è la paura reale che un domani Pechino accusi una persona di omicidio solo per estradare un dissidente, insomma gli abitanti non si fidano che la Cina usi in maniera equa questa legge. Tra l’altro se passa questa legge, Hong Kong, come piazza d’affari più importante della Cina e dell’Asia, potrebbe cominciare a essere smontata, cosa che sarebbe di entità gravissima.

Ma se la legge invece non passa, per il presidente Xi Jinping sarebbe una grave sconfitta, no?

Non è detto che se la legge non viene approvata sarebbe una sconfitta.

Perché?

Potrebbe essere un passo nella direzione giusta, per stemperare gli animi, far cadere la tensione. Questo infatti è il problema principale oggi, far scendere la tensione; da qui al 20 giugno – la data in cui ci sarebbe il prossimo voto per approvare la legge – però potrebbe succedere di tutto.

I cinesi sanno quello che avviene a Hong Kong? Non sono invidiosi, non desiderano anche loro poter manifestare liberamente?

No, la verità è che nel 2014 il movimento Occupy non ha trovato la minima solidarietà delle città limitrofe in Cina popolare che ricevono la televisione di Hong Kong e sapevano cosa succedeva. Dicevano: voi che avete più privilegi di noi, perché vi lamentate?

Non c’è quindi la possibilità che Hong Kong diventi un virus capace di contagiare la Cina popolare?

In passato non è stato così, oggi è tutto da vedere. Questa rivolta è cominciata da poco, le cose sono in rapido movimento, nessuno si aspettava questa mobilitazione di massa. È un vero shock per tutti, così come nessuno si aspettava l’azione violenta dei manifestanti nelle ultime ore e l’atteggiamento imbarazzato della polizia, che ha usato mezzi duri ma con confusione. È una situazione in divenire che potrebbe finire male, ma ricordiamo che Pechino verso Hong Kong è molto attenta e di solito non esagera nella reazione.