La protesta continua. Stavolta bloccando anche strade e treni. In Israele l’opposizione, ma anche una parte dell’elettorato che ha votato il governo Netanyahu, non demorde: non vuole che venga approvata la riforma della giustizia che toglierebbe poteri alla Corte Suprema lasciando senza controllo l’operato dell’esecutivo e della pubblica amministrazione. Una legge contro la quale ora si levano le voci anche dei riservisti delle forze armate.
Per Netanyahu si avvicina il momento della verità: la settimana prossima, infatti, dovrebbe essere il momento delle ultime due letture di cui la legge ha bisogno per essere approvata definitivamente. Contro questa eventualità il movimento di protesta che da mesi contrasta l’idea della riforma sta organizzando anche una marcia su Gerusalemme, sulla quale incombe l’incognita della possibile reazione della Polizia, chiamata dal Governo a controllare la piazza. Ma Netanyahu in questo momento, nonostante i problemi di salute che lo hanno portato anche a un ricovero in ospedale, deve guardarsi anche dagli Usa. Il presidente Biden, racconta Filippo Landi, già corrispondente Rai da Gerusalemme e inviato di Tg1 esteri, ha incontrato il presidente israeliano Herzog al quale avrebbe chiesto un rimpasto del governo: secondo gli americani Netanyahu dovrebbe liberarsi della parte più a destra dell’esecutivo, quella che fa capo ai ministri Smotrich e Ben Gvir.
Le manifestazioni contro la riforma della giustizia non accennano a diminuire. Anzi, ora si bloccano strade e treni: si sta alzando il livello della protesta?
Le proteste sono riprese molto forti proprio perché la partita si avvicina a un punto di svolta. Il Governo ha fatto sapere che intende portare a compimento la riforma della giustizia la prossima settimana. Ci sono manifestazioni nelle strade. E non solo a Tel Aviv e Gerusalemme. La volontà è accentuare i blocchi stradali non limitandosi alla tangenziale di Tel Aviv che di fatto unisce il Nord del Paese al Sud, ma anche alle altre strade parallele, l’autostrada 443 e l’autostrada 6. Se questi blocchi riusciranno effettivamente il territorio si Israele verrà diviso in due. Un problema importante dal punto di vista politico e della sicurezza.
Il dissenso viene espresso anche in altri modi?
Ci sono annunci e sottoscrizioni, quindi con nome e cognome, da parte di elementi dell’esercito e soprattutto della riserva. Si tratta di ex generali, ex capi e vicecapi dei servizi segreti, dello Shin Beth, ma anche degli aviatori riservisti, che affermano di opporsi a questa riforma che cambierebbe la natura dello Stato israeliano. Se verrà approvata si asterranno dallo svolgere i rituali periodi di addestramento previsti per loro.
La protesta che viene dai militari è una novità importante, quale peso può avere?
Nella cultura politica israeliana e anche in quella militare la figura dei riservisti dell’aviazione è importantissima. Se, come sembra, questo sarà il jolly speso dagli oppositori, si prospetta un dibattito molto forte. C’è poi da tener conto del rischio di scontri con la Polizia, alla quale è stato chiesto di bloccare alcune manifestazioni, tra cui la marcia su Gerusalemme, che sta partendo da Tel Aviv e ha raccolto già l’adesione di 10mila persone. Se il controllo sulle manifestazioni dovesse essere attuato con mezzi violenti è chiaro che saremmo di fronte a un ulteriore scenario.
La crisi però non vive solo di dibattito interno: il presidente Usa Biden ha incontrato quello israeliano Herzog. Cosa si sono detti?
Hanno discusso della situazione, dopo di che Herzog ha partecipato a una riunione congiunta del parlamento americano: un discorso di 35 minuti con 30 standing ovation. Secondo indiscrezioni uscite dalla Casa Bianca, Biden avrebbe chiesto che il governo Netanyahu proceda a un rimpasto, allontanando i leader dell’estrema destra Smotrich e Ben Gvir e sostituendoli con l’ex generale Gantz, oggi diventato un politico, molto ben visto negli Stati Uniti. Non sappiamo cosa ha risposto Herzog. Il suo discorso al parlamento Usa è stato per certi versi surreale: ha detto che per Israele l’obiettivo numero uno è impedire all’Iran di avere armi atomiche e che la crisi politica nel suo Paese sta dimostrando la forza della democrazia israeliana, mostrando così lo iato che c’è tra almeno una parte della classe politica israeliana e la base popolare. Tutto questo mentre siamo alla vigilia di nuove manifestazioni, di cui Herzog non ha detto nulla. Per i sostenitori del Governo il discorso dimostra che il rapporto tra la classe politica americana e Israele è solido. Per la prima volta, però, alcuni esponenti democratici capitanati da Sanders non hanno partecipato alla riunione congiunta del Congresso.
Si è parlato che di un incontro Biden-Netanyahu: sarà l’ulteriore tappa della pressione americana su Israele?
Di fronte all’arrivo di Herzog si è detto che Biden non vuole sbattere la porta in faccia a Netanyahu, il che vuol dire che la possibilità di un incontro tra i due permane. Il problema è che è uscita l’indiscrezione di una richiesta di rinnovare il Governo, che sarebbe dovuta essere oggetto dell’incontro con Netanyahu stesso. Al di là dell’incontro o meno Biden si aspetta delle risposte.
Gli emendamenti promessi da Netanyahu alla riforma della giustizia che fine hanno fatto?
Non si sono ancora evidenziati. Herzog si è limitato a dire che la Corte Suprema è forte e mantiene i suoi poteri, dando un’immagine del Paese come se nulla stesse accadendo. Ma se la gente scende in strada in questo modo è ragionevole pensare che ci sia un dubbio sulla reale consistenza di questi emendamenti. Potrebbero essere del tutto marginali. La realtà è che la protesta non coinvolge poche migliaia di anarchici come dice Smotrich, ma riguarda anche una parte consistente della burocrazia statale.
Netanyahu è ritenuto abile nel trovare una via di uscita in frangenti difficili ma qui sembra che voglia andare a sbattere. Come potrebbe evolversi la situazione? Tra l’altro c’è anche il tema delle sue condizioni di salute.
Le voci sui problemi di salute di Netanyahu si rincorrevano da mesi, tutti hanno notato che è fortemente dimagrito. Recentemente è svenuto in casa ed è stato ricoverato. È stato dimesso ma gli hanno messo un Holter per verificare le condizioni del suo cuore. Ci sono stati anche editoriali dei giornali in cui si è chiesta la verità sulle sue condizioni di salute. Se Biden si spinge a chiedere un rimpasto di Governo è anche per prevenire l’ipotesi di una successione di Smotrich alla guida, per questo ha dato l’indicazione di Gantz come anima del futuro esecutivo. Si vedrà la prossima settimana con le nuove due letture necessarie per approvare la riforma. Sempre che non accada prima qualche incidente. La marcia su Gerusalemme dovrebbe arrivare martedì.
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