Parole precise che indicano la responsabilità di quanto sta succedendo tra Israele e palestinesi quelle usate dal Patriarcato Latino di Gerusalemme, attualmente guidato dal Patriarca Pierbattista Pizzaballa. Responsabilità che è tutta israeliana, si legge nella nota ufficiale diffusa nelle ultime ore, dovuta al tentativo di esproprio di famiglie arabo-israeliane che vivono da generazioni a Gerusalemme est, “una inaccettabile violazione dei diritti umani fondamentali”, quello di vivere in pace nelle proprie abitazioni. Non solo. Il Patriarcato accusa Israele anche di impedire con la forza l’accesso ai luoghi santi musulmani per la preghiera e di pregare liberamente” Pierbattista Pizzaballa si unisce a quanto già detto dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani che ha definito “altamente discriminatorio” l’atteggiamento delle autorità israeliane. Si tratta in tutto di otto famiglie condannate allo sfratto per via del cosiddetto “diritto al ritorno” delle famiglie ebraiche in quella zona della Città Santa riconquistata dopo la Guerra dei sei giorni, ma in cui vivono ancora molti palestinesi. Il diritto al ritorno è però negato agli sfollati palestinesi che vivono da decenni nei campi profughi. Dietro a tutto l’organizzazione ultra ortodossa di estrema destra Nahalat Shimon che negli anni 90 aveva acquisto la proprietà nominale di quei terreni adiacenti alla tomba storica di Simone il Giusto (Shimon Hatzadik), un rabbino vissuto fra il III e il IV secolo a.C. che secondo la Bibbia accolse Alessandro Magno al suo ingresso a Gerusalemme. Anche il vicesindaco di Gerusalemme ha condannato tale campagna come un tentativo di “circondare di strati ebraici Gerusalemme est”.
LA CITTA’ SANTA APERTA ALLE TRE RELIGIONI MONOTEISTE
Secondo Pizzaballa, questo tentativo di sfratto “non riguarda una controversia immobiliare tra privati”, rappresentando “un tentativo ispirato da un’ideologia estremista che nega il diritto di esistere a chi abita nella propria casa”. “Queste manifestazioni di forza feriscono lo spirito e l’anima della Città Santa, la cui vocazione è quella di essere aperta e accogliente; di essere una casa per tutti i credenti, con pari diritti, dignità e doveri”, si legge nella dichiarazione patriarcale ricordando il ruolo di Gerusalemme di città sacra alle tre religioni monoteiste e, “sulla base del diritto internazionale e delle pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite, anche una città in cui il popolo palestinese, composto da cristiani e musulmani, ha lo stesso diritto di costruirsi un futuro basato sulla libertà, l’uguaglianza e la pace”, continua il documento. “Chiediamo pertanto un assoluto rispetto dello status quo di tutti i Luoghi Santi, compreso il complesso della moschea di Al-Aqsa”. Il Patriarcato denuncia anche i molti attacchi a chiese cristiane di varia estrazione che si svolgono da tempo. Da tutta questa situazione ha preso il via l’escalation di violenza con il lancio di missili da parte dell’organizzazione di Hamas, sembra chiaro a questo punto che sia tutto un piano di provocazione per chiudere per sempre la questione palestinese da parte di Israele.