In modo inaspettato e imprevisto, il malcontento popolare nei confronti della diseguaglianza sociale presente ormai in sempre più paesi del mondo, si sta alzando dal Cile al Libano, dalla Giordania all’Egitto. Le motivazioni sono diverse, ma il problema è uguale: a fronte di una stragrande maggioranza di persone che diventa sempre più povera, vessata dal carovita crescente, un piccolo gruppo diventa sempre più ricco. Nel caso del Libano, dove da giorni migliaia di persone sono scese nelle piazze inizialmente per protestare per una nuova tassa addirittura su Whatsapp, si è passati a imponenti manifestazioni contro il carovita, la corruzione e il clientelismo. Come ci ha spiegato Camille Eid, docente di lingua araba all’Università Cattolica di Milano e direttore de l’Araba Fenice, centro studi sulle culture del mondo arabo, quello che sta accadendo “è il risultato di un sistema di consociativismo confessionale su cui si basa l’intero sistema politico del paese”. Quello che, a uno sguardo esterno, sembrava un sistema in grado di mettere insieme in modo pacifico ben 18 confessioni religiose, alternando al potere i rappresentanti di quelle maggiori, cioè cristiani e musulmani, si è invece rivelato la premessa di logiche clientelari e di diffusa corruzione, dove ogni confessione cerca di favorire i propri seguaci.
Dai dati di molte ricerche, il Libano sarebbe tra i paesi più corrotti al mondo. È davvero il sistema istituzionale libanese, che fonde la popolazione in una sorta di architettura settaria, ad aver portato a questa situazione?
Sicuramente l’assetto istituzionale libanese ha giocato un ruolo negativo sul quadro economico. È un sistema basato su realtà confessionali ognuna delle quali per ragioni di opportunismo politico ha favorito la propria base. Tutto questo tramite una realtà legislativa che ha permesso di impiegare risorse statali per progetti di varia natura, finanziaria, edile.
Che cosa vuole la popolazione che manifesta?
Quello che la popolazione chiede è che l’intera classe politica che da trent’anni ha portato il paese in questa situazione si tolga di mezzo e lasci il posto a un governo tecnico che faccia un lavoro strutturale di riforma economica.
Eppure il premier libanese Hariri qualche giorno fa ha promesso un vasto piano di riforme, dal dimezzamento degli stipendi di ministri, parlamentari, diplomatici ed ex rappresentanti delle istituzioni, alla privatizzazione del settore delle telecomunicazioni. Non è sufficiente?
Le riforme che il primo ministro ha promesso ai manifestanti sono tutte da verificare, non è che sia tutto così positivo come detto e che possano magicamente risolvere la situazione. Non è stato fatto nulla per anni e adesso ci vogliono far credere che in due giorni hanno trovato ogni risposta. Ma soprattutto la gente dice che queste riforme non le possono fare coloro che hanno portato il paese a questo disastro.
Il leader Hezbollah, Nasrallah, è apparso ieri in televisione avvertendo che non si può permettere un vuoto politico e che le riforme promesse sono “senza precedenti”. Che ne pensa di quanto ha detto?
Il suo messaggio è fondato unicamente sul cercare di incutere paura nella gente. Ha detto che bisogna evitare ogni vuoto di potere, che le riforme promesse sono qualcosa che non era mai stato concesso prima, ma giustamente la gente risponde dicendo che queste riforme non le può fare lui. La risposta giusta è venuta dal vescovo greco-ortodosso di Beirut all’assemblea dei patriarchi e vescovi libanesi che si è tenuta mercoledì presso la sede del patriarcato maronita: “Meglio venti situazioni di vuoto di potere che lasciare al potere queste persone”. È ora di trasformare il concetto stesso di come gli affari economici sono stati fino a oggi concepiti, ad esempio ottenere la trasparenza assoluta dei conti bancari, che oggi sono coperti dal segreto più assoluto, in modo che si veda dove e nelle tasche di chi sono finiti i soldi dello Stato, così come di togliere il segreto sui soldi che vengono portati nelle banche svizzere.
C’è la possibilità che la situazione possa sfociare in incidenti e violenze?
La paura di possibili incidenti e scontri viene agitata come sempre in situazioni analoghe e purtroppo si vedono segnali negativi, come molti manifestanti attaccati per le strade da membri di Hezbollah.
Il problema della diseguaglianza sociale sta diventando un problema mondiale.
C’è una situazione allarmante in molti paesi, la gente è stanca di essere derubata. Se andiamo a vedere chi fa parte del parlamento libanese, vedremo che ci sono molti miliardari che si sono arricchiti durante e dopo la guerra civile, e questo è intollerabile. Purtroppo nell’opposizione scesa in piazza non c’è una linea precisa, ci sono diverse posizioni, è uno scenario frammentato. Tutti però sono uniti a chiedere le dimissioni della classe politica.