Attriti tra Francia e Turchia: la prima abbandona le esercitazioni Nato che si stavano svolgendo nel Mediterraneo perché “non è salutare partecipare a operazioni con alleati (la Turchia, ndr) che non rispettano l’embargo”. Ci sono poi tensioni aperte per presunti casi di spionaggio fra i due paesi. Nel frattempo l’emittente turca di Stato Trt annuncia di avere documenti che rivelano pressioni degli Emirati Arabi Uniti per chiedere l’intervento degli Stati Uniti in Libia. Secondo Gian Micalessin, corrispondente di guerra de Il Giornale, “la situazione è molto tesa, ma alla fine si potrebbe risolvere in bene soprattutto per noi, se il nostro governo fosse un po’ più sveglio. Francia e Italia hanno i medesimi obbiettivi in Libia, si sono combattuti stupidamente, ma adesso potrebbe uscirne un’alleanza che ci riporterebbe in primo piano nel Nord Africa”.



Francia e Turchia sembrano dirigersi verso un conflitto quantomeno diplomatico, cosa sta succedendo?

Comincia tutto a fine novembre quando la Turchia, approfittando di quello che è diventato il suo Stato fantoccio, a Tripoli firma con Serraj il trattato sul Mediterraneo, trasformando di fatto gran parte della parte orientale in suo protettorato e monopolizzando la ricerca di gas e petrolio. Questa è la goccia che fa traboccare il vaso.



In che senso?

La Francia rimane tagliata fuori: da una parte, con Haftar e i suoi alleati Russia, Emirati ed Egitto; dall’altra, la Turchia con Tripoli. Haftar si è mosso in autonomia quando ha deciso di attaccare Tripoli, adesso però la Francia ha capito in prospettiva quanto sia pericolosa la Turchia, paese di cui non si è mai comunque fidata.

E quindi? Cosa farà Parigi?

Ha deciso di prendere l’iniziativa nel Mediterraneo e questo potrebbe far comodo anche a noi, se il nostro governo fosse un po’ più attento e un po’ più sveglio su quanto sta accadendo in Libia.

Ci spieghi. Al momento non siamo tagliati fuori da tutto?



Per quanto la Francia si sia contrapposta a noi, gli interessi sono paralleli. I giacimenti di petrolio in Cirenaica sono francesi, noi abbiamo quelli della Tripolitania. Potrebbe esserci un accordo quasi perfetto tra due paesi che si sono scontrati in modo del tutto inutile, rendendo impossibile un quadro comune europeo sulla Libia.

Lo scontro franco-turco può significare la fine della Nato?

La Turchia è di fatto uscita dalla Nato, come dice giustamente Macron. Si comporta non come un alleato, ma come un nemico. Da quando ha appoggiato l’Isis contro l’Occidente era già uscita. Macron cerca di giocare a fare il De Gaulle in modo minore – ricordiamoci la polemica con la Nato del presidente più ammirato dai francesi -, ma agisce molto male sia sul piano interno che su quello esterno. Resta il fatto che la sua mossa è interessante, anche gli Usa di Trump cercano di spaccare la Nato. Ma potrebbe essere interessante per l’Italia nello scacchiere del Mediterraneo e del Nord Africa, dove potremmo tornare ad avere un ruolo anche nella gestione dei migranti.

Ci sarebbero documenti riservati secondo i quali gli Emirati Arabi Uniti premono sugli Usa perché intervengano in Libia. È vero?

C’è sicuramente un ritorno degli Usa sullo scacchiere libico, perché si sono accorti con molto ritardo della presenza russa, che nel frattempo ha abbandonato Haftar per preferirgli il presidente del parlamento di Tobruk. Ma questi non ha soldati e la Russia ha dato una garanzia alla Cirenaica, quei dodici jet siriani. Questo ha comportato il risveglio degli Usa, che hanno visto i russi sulle sponde del Nord Africa e quindi si sono dati una mossa. Anche questo, se l’Italia si muoverà con la destrezza che finora non ha mostrato, ci tornerà utile.

Perché?

Gli Usa si fidano di più dell’Italia da quando, caduto Gheddafi, scoprirono che trovare qualcuno in Inghilterra o in Francia capace di rimettere in piedi il puzzle libico era impossibile. Siamo più affidabili dei turchi. Ma dobbiamo sperare che Conte e Di Maio si sveglino.

(Paolo Vites)