“La Libia è uno scacchiere delicato dove tante nazioni stanno operando in modo più o meno segreto” dice al Sussidiario Mauro Indelicato, direttore di Infoagrigento.it e collaboratore del Giornale.it, sempre informatissimo su quanto accade in Libia. Dopo l’episodio del drone italiano abbattuto a nord di Tarhouna “Tripoli è irritata con Roma e guarda verso Parigi. Per l’Italia non è un bel segnale”, spiega Indelicato.



Il nostro stato maggiore ha detto che quel drone faceva parte dell’operazione Mare sicuro. Il portavoce del generale Haftar ha chiesto spiegazioni ufficiali al nostro governo sulla presenza del drone in quella zona. Per Haftar una occasione d’oro per puntare il dito contro l’Italia?

Haftar ha ovviamente tutto l’interesse a mettere il cappello su un episodio alquanto strano e che aprirebbe un incidente politico. Ha tutto l’interesse a far notare che, si tratti di un abbattimento o di un incidente, un drone italiano si trovava comunque su una zona off limit, a nord di Tarhouna, città in mano alle sue truppe. Dunque avrebbe sconfinato. Il luogo dove è caduto è lontano dal mare, difficile pensare che il drone fosse davvero utilizzato per l’operazione Mare sicuro. È chiaro che per Haftar far vedere che un drone italiano si trovava fuori luogo è importante per far vedere che l’Italia va al di là delle sue competenze. 



Inizialmente le truppe di Haftar pensavano di aver abbattuto un mezzo turco: perché?

Questo ci dice di una presenza di nazioni diverse in Libia. I turchi al momento sono gli alleati di maggior peso e utilità per al Serraj.

Tutto questo cosa dimostra?

L’incidente dimostra, al di là del coinvolgimento del nostro paese, che la Libia è uno scacchiere delicato dove tante nazioni stanno operando in modo più o meno segreto. In Libia si fronteggiano segretamente tanti attori internazionali. Il drone italiano in ogni caso potrebbe essere il primo di una lunga serie di incidenti di mezzi che non dovrebbero essere lì ufficialmente, ma ci sono.



Si può sospettare che il nostro drone stesse osservando le truppe di Haftar?

Tarhouna, città dove è precipitato, è lontana dal mare, potrebbe essere che il drone si sia trovato lì per altre ragioni. Non sappiamo se sia consuetudine che i droni italiani volino lontano dalla costa. Avrebbe potuto dare a Serraj informazioni importanti. Tahrouna è una città testa di ponte di Haftar in Tripolitania dove ha sede la settima brigata e dove le tribù generalmente sono molto vicine ad Haftar.

Dal punto di vista militare, sono mesi che non succede più nulla o ha notizia di scontri, avanzamenti e ripiegamenti?

In questo momento dal punto di vista militare i fronti sono stabili, non ci sono né indietreggiamenti né avanzate. Al contrario i fronti aperti nell’aprile scorso sono sempre gli stessi. Però ci sono importanti novità dal punto di vista del sostegno internazionale.

Quali?

La presenza ormai conclamata dei contractors russi a sostegno di Haftar. Nei prossimi mesi questo potrebbe cambiare le sorti del conflitto. Tripoli ha resistito fino a oggi, ma il sostegno russo potrebbe a lungo termine capovolgere le sorti. A livello di sostegno internazionale la presenza russa è sempre più importante.

Cosa faranno gli Stati Uniti davanti alla presenza russa?

In questo momento l’America si è posta in modo differente rispetto ad Haftar. Ad aprile Trump lo aveva giustificato, adesso il Dipartimento di Stato gli ha intimato di fermare l’avanzata proprio perché preoccupato del sostegno russo. Gli Usa potrebbero in poche ore fermare Haftar ma per ora si muovono solo politicamente.

Perché?

Trump è spinto dal Dipartimento e dal Congresso a muoversi contro i russi ma lui, personalmente, vuole vedere come si evolverà la situazione e solo dopo prendere una posizione.

E l’Italia? Che cosa farà?

L’Italia in linea teorica potrebbe esercitare un ruolo di mediazione, ha buoni rapporti con la Russia però in questo momento siamo fermi. C’è stata molta irritazione a Tripoli per la nostra posizione sul memorandum sulla Libia e Di Maio durante l’incontro internazionale a Washington non ha incontrato la delegazione di Tripoli. L’Italia sta mostrando diverse lacune.

L’altro player in Nordafrica è la Francia. Che cosa sta facendo Macron?

In questo momento sta cercando di sfruttare proprio le lacune italiane che ho detto. Tripoli è irritata con Roma e guarda verso Parigi: non è un caso che, la scorsa settimana, il vice di Al Sarraj, ossia Ahmed Maitig, si trovava proprio nella capitale francese. Per l’Italia non è un bel segnale.