Dopo Serraj, come annunciato il presidente del Consiglio Conte ha incontrato anche il generale Haftar nel suo tentativo di mediare nella crisi libica. E anche in questo caso poco o niente è trapelato di cosa si siano detti, se non il ribadire da parte di Conte la necessità di un cessate il fuoco. Come ci ha detto l’opinionista ed esperto di rapporti euro-mediterranei Sherif El Sebaie, un tentativo, quello di Conte, sempre più disperato, visto lo schieramento internazionale a favore di Haftar: “Alla lunga distanza è inevitabile la vittoria finale di Haftar; se l’Italia ha in mente di garantire a Serraj una seppur minima sfera di influenza, allora sta sbagliando. Se invece pensa di unirsi alla tavola dei vincitori per garantirsi vantaggi economici e politici, allora fa ancora in tempo”.



Non sappiamo cosa Haftar abbia detto a Conte, sappiamo che l’Italia è ormai l’unico paese di quelli coinvolti nella crisi libica a tentare una mediazione. Qual è il suo parere?

I player più importanti sono tutti dalla parte di Haftar: Russia, Francia, Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi. E forse, anche se non è chiaro ufficialmente, pure gli Stati Uniti. Dalla parte di Serraj rimangono Qatar e Turchia, e anche l’Italia, non si sa ancora per quanto.



Ma a tentare di fermare la guerra c’è solo l’Italia: abbiamo la forza per mediare?

Non mi sembra ci sia spazio per mediare. Solo qualche giorno fa Haftar era di nuovo in Egitto, paese che gli ha rinnovato il suo sostegno nella lotta contro il terrorismo e sappiamo bene cosa si intende con questa formula.

Dunque gli sforzi di Conte sono inutili?

Gli sforzi per mediare non sono mai inutili, bisogna vedere in che direzione vanno. Se sono sforzi per conservare a Serraj una sfera di influenza mi sembra molto difficile che ciò accada, quanto meno nel lungo termine. Se invece sono sforzi per sedersi al tavolo di tutti gli altri e ritagliarsi una fetta di interessi geopolitici ed economici, probabilmente non è troppo tardi.



Questo significa che la vittoria di Haftar è inevitabile?

Al momento controlla quasi l’80% del territorio e le sue brigate sono alle porte di Tripoli. Il sostegno della comunità internazionale a suo favore sembra lampante, quindi se non è oggi o domani, nel lungo termine è chiaro che si va nella direzione della vittoria di Haftar.

Misurata è schierata con Tripoli, fino ad adesso è grazie al suo sostegno se le truppe di Haftar sono state fermate. Conte ha in programma di incontrare anche i suoi leader. Che importanza gioca Misurata?

Ha sicuramente a disposizione la milizia più importante, ma le simpatie di stampo islamista sono note. Dipende fino a quando Misurata sarà sostenuta; senza un supporto di denaro straniero non reggerebbe molto.

Si può dire che in Libia si sta giocando quella guerra tra Qatar da una parte e Arabia Saudita ed Emirati dall’altra, quella guerra che non si può giocare sul posto?

La Libia è nel cortile dell’Egitto e ha una linea chiara sui rapporti con l’islam politico, questo significa un rapporto cordiale con Haftar. Il supporto dei paesi del Golfo è anche un supporto all’Egitto, che è il paese partner più importante dei paesi del Golfo su diversi piani. È chiaro che l’appoggio che stanno dando ad Haftar è anche un sostegno all’Egitto sul piano della lotta geopolitica, visti gli interessi contrastanti del Qatar con il quale i rapporti sono ai minimi termini da tempo. La risposta alla sua domanda è comunque sì, in Libia si gioca la guerra tra Qatar e gli altri paesi arabi.

(Paolo Vites)