I riflettori del mondo occidentale da mesi sono puntati esclusivamente sulla guerra in Ucraina, dimenticando così il dramma della Libia, che si trova nella situazione peggiore degli ultimi dieci anni. Come ci ha spiegato in questa intervista Michela Mercuri, docente di Storia contemporanea dei paesi mediterranei all’Università di Macerata, “Russia e Turchia si stanno avvantaggiando del conflitto in Europa, portando avanti indisturbati i loro piani di dominio in Libia, ma non solo. Se Ankara sta ponendo un autentico ricatto nei confronti della Nato per autorizzare l’ingresso nell’alleanza di Finlandia e Svezia, chiedendo in cambio mano libera su Libia e Siria e predominio nel Mediterraneo, suo obiettivo primario, la Russia aumenta la sua pressione non solo in Libia, ma in gran parte dell’Africa sub-sahariana, con l’utilizzo della milizia Wagner e tramite accordi energetici in Repubblica centrafricana, Mali, Mozambico e Sudan”.
Un utilizzo, quello della milizia Wagner, fatto senza alcun rispetto dei diritti umani (ad esempio mine e trappole esplosive in diverse aree residenziali della Libia, inclusa la capitale Tripoli) appurato e condannato da una commissione dell’Onu: “Purtroppo una risoluzione delle Nazioni Unite contro questa invasione de facto russa è stata bocciata con il voto di 35 nazioni di cui 25 africane, il che la dice lunga di quanto la Russia sia ormai penetrata nel continente”.
Con la guerra in Ucraina, la Libia è sparita dall’attenzione dei media. Qual è la situazione? Il ministro della Salute e portavoce del Governo di stabilità della Libia, Othman Abdel Jalil, ha detto che la Libia sta attraversando attualmente la fase “più difficile della sua storia”, soprattutto dal punto di vista costituzionale e legislativo. È così?
È vero, la Libia sta attraversando uno dei momenti più difficili della sua storia, ma non solo dal punto di vista costituzionale, anche se questo aspetto è fondamentale per andare alle elezioni, che a loro volta dovrebbero stabilizzare il Paese decidendo chi ne sarà il leader. In questo momento il comitato composto da 12 membri del parlamento di Tobruk e 12 dell’Alto consiglio che si trova a Tripoli ha raggiunto in Egitto un accordo preliminare per la bozza di Costituzione. Nonostante questo, persistono a Tobruk e a Tripoli due governi che si contendono il potere. Il premier designato dalla Camera dei rappresentanti di Tobruk, Fathi Bashagha, ha cercato di occupare Tripoli, ma è stato respinto.
Cosa ci dice questa situazione?
Che ci sono alla base dei problemi legati all’instabilità endemica del Paese, causati dallo strapotere delle milizie che sostengono l’uno o l’altro schieramento, ma che fanno anche i propri interessi.
Il portavoce ha aggiunto che le ingerenze straniere negli affari interni della Libia impediscono qualsiasi consenso tra i libici, come ha dimostrato il rinvio delle elezioni previste il 24 dicembre proprio “a seguito di questi interventi”. Russia e Turchia oggi che ruolo giocano? Soprattutto i russi, impegnati in Ucraina, hanno sempre un ruolo primario nella crisi libica?
La guerra in Ucraina non ha modificato gli equilibri solo in Libia, ma anche in Siria. Turchia e Russia continuano a essere presenti, occupando porti e basi strategiche, in particolare la Russia con la presenza dei mercenari della Wagner, mentre in altri paesi sta tentando di penetrare sempre più in Africa stringendo accordi economici, di fatto sfruttando l’Africa come sponda alternativa agli esiti della guerra in Ucraina. La situazione non è cambiata, anzi quello che accade in Nord Africa è una proiezione esterna della guerra in Ucraina.
Quindi la Libia è più spaccata che mai?
Sì, è una Libia più spaccata di prima, in cui non si vede alcuna possibilità di accordo tra le fazioni, nonostante l’incontro in Egitto. Il panorama è ancora più frammentato e destabilizzato.
Le milizie della Tripolitania starebbero convergendo su Tripoli. I mercenari siriani sono ospitati nella base di Al-Waitiyah, controllata dai turchi. Le risulta?
Non è confermato ufficialmente, ma secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani la Turchia ha arruolato e sta mandando in Libia altri 380 mercenari, che vanno ad aggiungersi ai circa 7mila ancora presenti. Mentre per quanto riguarda la Russia, nonostante Mosca abbia ritirato molti mercenari per destinarli al fronte ucraino, ci sarebbero circa 2mila Wagner nei pressi di Sirte e Tobruk.
E tutto questo cosa significa?
Vuol dire che Turchia e Russia stanno rimpinguando truppe in vista di una prossima ulteriore escalation.
La National Oil Corporation della Libia ha sospeso tutte le operazioni di perforazione ed esplorazione di nuovi pozzi in tutti i campi e porti libici a causa del ritardo nell’erogazione dei bilanci approvati. Questo significa che la situazione economica si è aggravata?
La situazione economica è gravissima, c’è una povertà endemica già presente e il paese è sempre più povero, nonostante il petrolio. Aver sospeso le attività di perforazione e di esplorazione ha significato una riduzione della produzione da un milione e 300mila barili al giorno agli attuali 620mila. La povertà può portare a nuovi scontri e a una ulteriore destabilizzazione nella totale indifferenza della comunità internazionale, che lavora a compartimenti stagni. Adesso si occupano dell’Ucraina senza pensare alle conseguenze nelle altri parti del mondo. La Libia potrebbe essere uno dei nostri principali partner energetici e potrebbe salvarci dalla dipendenza dal gas russo, ma non ce ne occupiamo, ed è un errore strategico madornale.
Il ruolo attuale di Francia, Italia e Ue è quindi nullo?
Francia, Italia e Unione Europea sembrano aver perso la memoria. La Libia non fa più parte delle agende estere, mentre la Turchia furbescamente continua a sfruttare il vuoto degli attori europei. Ankara ha un ruolo fondamentale nella Nato per decidere se accogliere Svezia e Finlandia e per far questo sta chiedendo qualcosa in cambio agli Stati Uniti, ad esempio maggior spazio di manovra in Libia e in Siria. La Turchia sta facendo mosse ineccepibili dal punto di vista strategico. Usa la sua posizione di mediazione per far fruttare i suoi interessi nel Mediterraneo, avendo una forte proiezione strategica e marittima.
(Paolo Vites)
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI