La rilevanza – sia detto in senso ironico – dell’Europa in merito alla questione libica è di tale portata che al Serraj e Haftar continuano a farsi supportare sul piano militare rispettivamente dalla Turchia e dagli Emirati Arabi Uniti, in palese e flagrante violazione delle risoluzioni del vertice di Berlino.
Vediamo, in breve, i motivi della irrilevanza delle risoluzioni adottate alla Conferenza.
In primo luogo, l’ultima offensiva missilistica di Haftar sull’aeroporto di Mitiga e la volontà strategica di indurre le milizie di al Serraj a concentrare le sue forze a Misurata, lasciando sguarnita Tripoli, dimostrano ancora una volta l’assenza di qualsiasi politica europea unitaria e l’esistenza, al contrario, di una precisa progettualità politica da parte di Haftar .
In secondo luogo, a livello geopolitico, la postura offensiva turca prosegue in modo coerente, come dimostrano la presenza delle fregate turche di classe Gabya Göksü e Gökova, inviate dalla Turchia per consolidare le difese aeree della capitale libica.
Il terzo dato significativo, sia a livello militare che a livello geopolitico, è l’abbattimento di un drone degli Emirati Arabi a est di Misurata, abbattimento che dimostra la relativa efficienza militare turca sul piano tattico, ma anche come prosegua il supporto militare degli EAU a favore di Haftar. Gli emiratini, fra l’altro, continuano a rifornire di mercenari sudanesi l’Esercito libico.
Il quarto dato, meramente politico, riguarda le minacce, insieme patetiche e ipocrite, da parte del ministro degli Esteri tedesco Maas e del ministro degli Esteri francese Le Drian sulla necessità di imporre sanzioni relative all’embargo sulle armi, quando sono proprio i paesi europei – come quelli arabi – a rifornire di armi i player libici.
Quanto, infine, sia mistificante la realtà presentata al vertice di Berlino lo dimostra un altro dato di natura militare: non solo il rafforzamento promosso dalla Turchia della presenza di miliziani jihadisti, come quelli di al-Nusra e di Hayat Tahrir al-Sham, ma anche la presenza dei miliziani siriani e di circa 300 componenti delle forze speciali turche.
Un’ulteriore prova della proiezione di potenza turca, che procede parallelamente con la più assoluta assenza di una postura offensiva da parte italiana, è la presenza della nave turca per perforazioni petrolifere Yavuz, che ha iniziato a esplorare il blocco 8 di competenza giuridica di Eni e Total nella più totale assenza al momento di qualsiasi reazione politica italiana.
Superfluo osservare che il nostro paese dovrebbe agire militarmente – come avrebbe dovuto fare in Libia – utilizzando lo strumento navale a scopo dissuasivo per salvaguardare i suoi interessi nazionali.