“Non penso che a Natale ci troveremo con gli scaffali vuoti, non si corre questo rischio. Lo abbiamo evitato l’anno scorso, in piena pandemia, con una situazione ben più complicata”. La logistica, nel pieno di un ingorgo di problemi che spaziano dal caos materie prime al nodo del green pass per gli autotrasportatori, è alle prese “in anticipo” con “un forte aumento della domanda e dei volumi”, ma Ugo Lemorini, amministratore delegato e direttore generale di FM Logistic Italia, che fa parte di un gruppo oggi tra i leader internazionali nello stoccaggio, trasporto e packaging, non teme contraccolpi sulle consegne natalizie. Quanto ai costi maggiori che oggi la filiera sta sopportando, secondo Lemorini “è chiaro che non possono essere tutti caricati sull’operatore logistico, che non può accettare perdite per lungo tempo, ma vanno distribuiti anche fra gli altri attori in gioco, a monte e a valle: produttori, distributori e consumatori finali”.
Partiamo da quella che è stata chiamata la “tempesta perfetta”. Rincari materie prime, ritardi nelle consegne, costo dei trasporti alle stelle, emergenza Covid: il settore della logistica è sull’orlo del ko?
Dire ko mi sembra eccessivo, sicuramente c’è molto stress, che è connaturato all’attività stessa della logistica.
In che senso?
Il livello di servizio atteso dai clienti è il 100%, che per definizione è irraggiungibile.
Com’è oggi la situazione?
Assistiamo a un forte aumento della domanda in tutti i settori, specie nei beni di largo consumo, alla luce del fatto che ci aspettiamo un Natale non rinchiusi in casa come l’anno scorso. Dalla produzione e dalla distribuzione arrivano spinte importanti a vendere, e quindi a spedire, a far viaggiare le merci. I volumi che registriamo adesso sono tornati a essere in linea, e in alcuni casi anche superiori, con quelli del 2019, cioè in periodo pre-pandemia. Ma con un’anticipazione dei volumi: di solito le ricorrenze natalizie escono dopo Halloween, a inizio novembre, quest’anno invece sono già in piena campagna.
L’emergenza Covid si fa ancora sentire?
Facciamo sempre i conti con un problema che già esisteva prima della pandemia: la scarsità di risorse, dal costo del gasolio, che sta impattando in misura forte sui costi, alla cronica penuria di autisti dei camion.
Perché questo resta uno dei nodi più difficili da sbrogliare?
L’età media degli autotrasportatori in Italia è di 55 anni, elevatissima, praticamente alle soglie del pre-pensionamento, considerato che stiamo parlando di un lavoro molto gravoso e usurante. In più si aggiunge la questione green pass, che impatta in modo particolare sulla categoria. Molti autisti arrivano dall’Est Europa, non sono vaccinati e non vogliono fare il vaccino.
Fino a quando potranno continuare queste difficoltà?
Qui vale la regola della selezione naturale. Alla fine chi rimarrà in piedi? Chi si adatta meglio a sopravvivere.
E cosa serve per la sopravvivenza?
Bisogna avere il modello di business più adatto al contesto che stiamo vivendo. Per esempio, se parliamo di magazzini, sarà sempre più vitale avere spazi a disposizione e personale diretto, che è un altro problema molto sentito.
Perché?
Il mercato della logistica in Italia è ancora caratterizzato in gran parte dal sub-appalto. E’ una debolezza, una criticità strutturale, non indotta dal Covid, ma che dal Covid in poi si è accentuata. Con il sub-appalto non si ha il controllo del personale: non si sa se è vaccinato o meno e questo è un ulteriore fattore di incertezza, che spingerà le aziende della logistica a muoversi verso l’internalizzazione delle risorse. Ma il sistema logistico non collasserà, perché la logistica non può fermarsi, però nel breve perderemo per strada diverse aziende, specie quelle di piccole dimensioni.
FM Logistic Italia come ha affrontato e sta affrontando l’attuale contesto così complicato?
Premesso che il nostro business model è molto particolare – FM Logistic è infatti una multinazionale di medie dimensioni, un’azienda familiare organizzata in modo manageriale, con una visione di lungo periodo, orientata agli investimenti imprenditoriali e non finanziari -, FM Logistic Italia ha messo in campo due asset fondamentali. Innanzitutto, un focus organizzativo incentrato sui grandi clienti di riferimento, costruendo l’offerta su misura delle loro esigenze, e le posso assicurare che questo non è solo uno slogan. In secondo luogo, è ormai dal 2015 che gestiamo l’attività di magazzino con personale proprio, evitando così il sub-appalto per poter azzerare, da un lato, il sempre più evidente rischio finanziario, a partire dalla responsabilità in solido, e dall’altro per non perdere il nostro know-how, il fattore che può garantirci di essere al top della competenza logistica. Cosa che invece è successa negli ultimi 15 anni a molte imprese italiane: hanno terziarizzato troppo le attività di magazzino.
E sulla carenza di autisti?
E’ un problema molto complesso: internalizzare il trasporto non è facile, tenuto anche conto di come è configurato il territorio italiano, richiede investimenti consistenti. Noi siamo radicati nel Nord Italia e non è così semplice avere la garanzia di un camion a pieno carico non tanto da Milano a Napoli, ma da Napoli a Milano, altrimenti la tratta diventa insostenibile. Abbiamo quindi cercato di costruire dei rapporti privilegiati con vettori regionali per assicurarci un adeguato approvvigionamento di mezzi. Ma è sempre più difficile per due motivi: uno, per la mancanza di autisti con il green pass; due perché come FM Logistic Italia continuiamo a crescere e la quantità di mezzi che ci servono diventa sempre più ampia, ma i camion mancano e siamo costretti a pagare di più. Come tutti, del resto.
Quanto conta il mercato italiano della logistica?
L’Italia è un mercato strategico non solo in Europa, ma nel mondo e i grossi operatori, anche se qui vanno incontro a grandi difficoltà, non se ne andranno certo, perché ne hanno intravisto le enormi potenzialità.
Quali?
Abbiamo una posizione geografica strategica, un buon sistema portuale, un export molto forte, quasi pari alla Germania, e un bacino di 60 milioni di persone.
Ci sono stati errori che si potevano evitare, pur in una situazione di straordinaria emergenza?
Per la logistica non vedo errori particolari. Piuttosto si sono acuiti i problemi cronici del nostro sistema-paese, che non vengono ancora affrontati.
Per esempio?
Le frequenti tensioni sindacali nate nell’ultimo decennio dopo la nascita di diverse cooperative di autotrasportatori, refrattarie al dialogo costruttivo. Questo ci sta penalizzando tantissimo e lo Stato è del tutto assente. Anche a livello di sistema giudiziario, si tutelano pochissimo la libertà e i diritti dell’impresa.
Serve una risposta di sistema?
Credo proprio di sì.
Possono arrivare aiuti concreti anche dalla politica e dalla Ue?
E’ responsabilità dello Stato garantire una giustizia veloce, il diritto d’impresa e le infrastrutture, nonché far rispettare le regole, che ci sono, agli attori del sistema. Sui pallet, per esempio, i punti di destino sono obbligati a restituirli, perché in caso contrario noi siamo costretti a comprane altri, oppure a pagarli se li trattengono. La grande distribuzione spesso disattende a questo obbligo, ma ogni bancale, che fatturiamo a 25 euro a consegna, ci costa 12 euro e ogni giorno noi muoviamo circa 10mila pallet. Però se intentiamo una causa per ottenere quanto ci spetta, dobbiamo poi aspettare almeno 5 anni per la sentenza. Nel frattempo, però, dobbiamo acquistare nuovi bancali…
E sulle infrastrutture?
Serve una programmazione chiara delle infrastrutture, dalla rete stradale per i mezzi pesanti ai servizi a supporto degli autisti, che per osservare le sacrosante leggi ferree sulle ore di guida sono in grande difficoltà, visto che mancano posti a sufficienza ove garantire la sosta dei mezzi.
Come vede il 2022?
Lavorando con settori anelastici, non a rischio eccessivo di recessione, e per il mix di clienti che abbiamo, prevedo un 2022 di consolidamento, dopo aver messo a segno quest’anno un +15%, pronti a ricominciare di nuovo un ciclo di crescita importante dal 2023.
(Marco Biscella)
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