Paolo Becchi, editorialista di Libero e filosofo del diritto, non ci pensa neppure un istante a darla vinta a Conte e al Pd. I giochi sembrano fatti, ma Becchi, come il “secondo” che tenta di rianimare il pugile suonato (Di Maio) tra un round e l’altro, fa notare che non tutto è perduto. Il responso di Rousseau, secondo Becchi, può ancora ribaltare una partita che appare compromessa.
In effetti Di Maio è la prima vittima della trattativa. Sembra fuori da tutto.
È così. Si sta rendendo conto che questa operazione Conte-Pd lo fa fuori da tutti i giochi. Che il rischio potesse essere così alto, che lui stesso rischiasse di sparire, non l’aveva forse capito. O per lo meno sperava di avere un ruolo importante nel nuovo governo, come peraltro sarebbe del tutto comprensibile essendo il capo della più grande forza politica secondo le ultime elezioni politiche nazionali, che non dimentichiamolo, lui ha vinto.
Si era convinto di poter avere gli Interni e di rimanere vicepremier.
Invece gli hanno tolto prima il Viminale e poi Palazzo Chigi. Che cosa sto a fare qui?, si sta forse chiedendo adesso. Insomma, si è accorto che è Conte a contare. Ma c’è di peggio.
Sarebbe?
Di Maio sta realizzando di non essere nemmeno più capo del Movimento, perché le ultime mosse che contano le ha fatte Grillo in diretto contatto con Conte e Zingaretti. Di fatto, se non di diritto, è già stato sfiduciato. Ma ha ancora una carta da giocare.
Il voto su Rousseau. Davvero Di Maio può ancora intervenire sulla “volontà generale”?
Sì, perché il quesito sarà lui a formularlo. Se dicesse: vi piace il fratello di Montalbano? È chiaro che tutti direbbero di sì. Ma se il quesito fosse: vi piace l’accordo con il Pd? Il risultato sarebbe molto meno scontato…
Ci dica perché.
Perché in una votazione del genere, fatta bene, cioè nello spazio di 24 ore, su 120mila iscritti ne voterebbero almeno la metà. Vogliamo ipotizzare che 10mila voti per il sì siano controllati dai parlamentari e dal loro bacino elettorale? Gli altri 50mila riaprirebbero la partita.
Ma è Casaleggio a manipolare il risultato e a decidere l’esito del voto.
Gianroberto una cosa del genere non l’avrebbe mai fatta. Durante la discussione sull’accordo in Europa con Farage lui e io avevamo contro il resto del Movimento. Quando glielo feci notare mi disse: “mi dispiace Paolo, ma la Rete è sovrana”. Voglio sperare che il figlio sia all’altezza del padre.
Che margini ha Di Maio per influire sulla formulazione del quesito?
Compete a lui deciderla. Dopo di che la passa a Casaleggio e Casaleggio la mette online.
Quando avverrebbe la consultazione?
Dopo mercoledì, credo. Intanto il Presidente della Repubblica l’ha stoppata e derubricata a dibattito interno di un qualsiasi partito; una cosa del tutto irrilevante, con il solo compito di ratificare le decisioni di Conte. Un errore, perché come ho scritto oggi (ieri, ndr) su Libero, la Rete per il Movimento 5 Stelle è ancora sovrana.
Cosa significa in pratica?
Se gli iscritti al Movimento sulla piattaforma Rousseau bocciano il governo con il Pd, i parlamentari non possono scegliere autonomamente di fare il contrario e votare la fiducia. Se lo facessero sarebbero tutti espulsi dal Movimento. Il punto è dirimente, infatti qualcuno lo ha capito al volo.
A chi si riferisce?
Sabino Cassese sul Messaggero ha scritto che sarebbe uno scandalo se la democrazia diretta scavalcasse la democrazia rappresentativa, eccetera eccetera. No, invece. Se Mattarella avesse consentito ai partiti di discutere al loro interno prima di conferire l’incarico, come avvenne nel maggio 2018 con la Lega, si sarebbe messo al riparo da ogni sorpresa. Così invece si è esposto a un grave rischio: se la Rete dicesse no al Conte bis, la sua immagine e quel che più conta l’immagine della Presidenza come istituzione subirebbe un duro colpo. Vorrebbe dire che la Rete conta più del Presidente della Repubblica… sarebbe la “risurrezione” di Gianroberto, che nella Rete credeva veramente e comunque mai avrebbe sottoscritto un accordo col Pd.
E le pare possibile che vada davvero così?
Io mi limito a dire come funziona davvero M5s. Ripeto: la Rete è sovrana. Adesso Di Maio è un pugile suonato, ma se in uno sprazzo di lucidità imponesse il quesito in una forma chiara, potrebbe ancora rovesciare tutto e riprendersi il Movimento che Conte gli sta scippando in un modo veramente indecente.
E poi?
Poi andrebbe alle elezioni da una posizione di forza, di nuovo come capo del Movimento. E potrebbe giocarsela onestamente con Salvini, dando un colpo micidiale a Renzi. È il suo ultimo metrò…
(Federico Ferraù)