Caro direttore,
la recente fuoriuscita dell’onorevole Piera Aiello, coraggiosa testimone di giustizia, dal Partito dei 5 Stelle, non è l’ennesimo abbandono in un momento di grave difficoltà, ma il segno di una frana inarrestabile. L’onorevole, considerata dalla Bbc nel 2019 una tra le cento donne più influenti nel mondo, è un vero e proprio simbolo della lotta antimafia, vissuta nella sofferenza personale più grande e diretta.



Aiello ha dichiarato con forza che sono state tradite le idee costitutive del Movimento. Si apprende, infatti, da un articolo di Salvo Palazzolo su Repubblica che ben 112 boss mafiosi, scarcerati per l’emergenza Covid, sono ancora a casa, costituendo una presenza incombente sul territorio. Tra i boss, attualmente ai domiciliari, vi sono personalità di grande spicco, inserite nei più alti ranghi delle mafie. Si deduce, perciò, che all’atto gravissimo del ministro Bonafede, che per la nota vicenda del 41bis e della direzione del Dap non si è dimesso, non ha fatto seguito neanche la tempestiva e dovuta riparazione.



In questo periodo, peraltro, il coraggioso presentatore Massimo Giletti, il quale aveva posto all’attenzione del pubblico la gravità dei fatti, ha subìto minacce, ottenendo una servizio di scorta, ma non la pubblica solidarietà di chi aveva combinato il disastro. Come parlare, perciò, oggi, di ripartenza a chi vive nel timore del Covid, raddoppiato dalla paura di possibili vessazioni, minacce, pericoli provenienti dalla criminalità organizzata riattivata, addirittura, da rappresentanti dello Stato?

Ma la frana non riguarda solo il ministero diretto da Bonafede. Nell’ultimo periodo l’Italia, a causa della negligente imperizia in politica estera di chi di dovere, ha visto l’insediarsi in Libia della potenza turca. Nulla è stato fatto, a tal proposito, per tutelare gli interessi nazionali. Il governo ha, invece, promosso un’acrobatica politica filocinese, solo molto minimamente e non sostanzialmente corretta. Si sa: i 5 Stelle sono decisamente filochavisti, filocinesi e filoiraniani, ma la loro totale incomprensione dell’interesse prevalente costituisce un rischio davvero considerevole nel futuro immediato.



E che dire dell’indifferente disinteresse nei confronti del Terzo settore? Il Movimento mette da parte la vera Italia da cui ripartire: quella che ha il cuore in mano, come giustamente segnalato da de Bortoli su Buone Notizie. Il caos nella ripartenza scolastica è, poi, sotto gli occhi di tutti e le difficoltà nella programmazione della riapertura davvero imbarazzanti. Ma chi non vuol vedere e gioca con il fuoco?

Il Pd cerca, astutamente, di erodere consensi ai 5 Stelle, ma in una situazione drammatica come quella che stiamo vivendo la sua scommessa è ormai una sorta di roulette russa. Nella fase attuale così complessa e difficile, non è più possibile che ministeri decisivi e strategici siano ricoperti da persone senza competenze e senza cultura politica. Volevano, con rabbia e disprezzo, aprire il Parlamento come una scatola di tonno e invece hanno aperto le porte delle scuole al costosissimo banco monoposto. E non solo: hanno aperto le porte delle carceri ai boss mafiosi e poi le porte del Mediterraneo a Erdogan, pronti a spalancare, anche, la porta dell’Europa al dragone rosso. 

La frana interna di M5s, dovuta alla spaccatura in correnti insanabili persino dal manuale Cencelli, e la frana esterna, provocata dalla palese imperizia, pongono insomma problemi alla sicurezza dello Stato e al bene comune. Cicerone diceva che “la legge suprema è la salvezza dello Stato”. In questa fase così critica, in cui v’è un drammatico aumento dei poveri, una crisi dei migranti sempre più forte, rischi dovuti a criminalità e a difficoltà geopolitiche, sono necessari cambiamenti sostanziali e di rotta. Bisogna mettere in campo, adesso, gli uomini migliori, i nomi veri, le persone di ideali autentici. Solo così si potrà ripartire in sicurezza.