Alle amministrative il M5s è uscito con le ossa rotte e ieri Conte ha riunito l’assemblea dei gruppi parlamentari proprio per analizzare i risultati delle recenti consultazioni comunali e regionali. L’iniziativa dovrebbe servire a dare forma alla nuova struttura del Movimento e ad avviare quel percorso politico dovrebbe portare i Cinquestelle ad un’alleanza meglio definita con il Pd. Intanto dal Venezuela rimbalzano nuovi sospetti su finanziamenti al M5s arrivati dal regime di Chavez. Cosa sta accadendo al Movimento? A quale futuro va incontro? Ne abbiamo parlato con Francesco Sapia, deputato Cinquestelle che ora aderisce al gruppo di fuoriusciti “L’Alternativa C’è”.



Onorevole Sapia, come vede oggi il Movimento 5 Stelle, da cui fu espulso per non aver votato la fiducia al governo Draghi?

Vive una crisi destinata a peggiorare. Ha infatti rinunciato alla lotta politica per i diritti fondamentali, tra cui quello alla salute e all’istruzione; ha subìto una riforma della giustizia contraria ai suoi princìpi; non ha più interesse per il Mezzogiorno, dove raccoglieva più voti, ed è sottomesso al Pd di Enrico Letta, della vecchia guardia, spesso invisibile, del Nazareno. Sul sistema bancario il Movimento 5 Stelle è silente, immobile, supino. Inoltre, ha accettato senza fiatare tutti i provvedimenti di semplificazione funzionali ad attuare un Piano nazionale di ripresa e resilienza che favorirà soprattutto i grandi capitalisti e che, come possiamo già intravedere, ci consegnerà una transizione ecologica a spese dei cittadini. In pratica, lo sbandierato ambientalismo dei Cinquestelle non esiste, se non nella loro comunicazione autocelebrativa.



E sulla dibattuta questione del Green pass?

Il Green pass è una gravissima discriminazione, espressamente vietata dal Regolamento europeo numero 953/2021. Nel merito i miei ex compagni di avventura sono rimasti muti come pesci, per mantenere la poltrona e l’indennità parlamentare.

Insomma, non c’è più lo spirito del marzo 2018?

Non si sono accorti che il popolo del marzo 2018 l’hanno perduto per sempre, anche grazie all’abilità di Renzi, che infine li ha spinti nella trappola. Il Movimento non si è più organizzato a livello territoriale, non ha premiato il merito, ha mortificato la propria base e ha tradito le aspettative di rinnovamento della classe politica. Le ultime elezioni amministrative e le concomitanti Regionali della Calabria hanno mostrato una caduta verticale dei Cinquestelle, che però si sono detti soddisfatti per aver eletto appena qualche rappresentante.



E Giuseppe Conte?

Si è rivelato un bluff, un fenomeno mediatico creato da Rocco Casalino e mal sopportato da Beppe Grillo. Di fatto il Movimento non ha una guida, Conte è culturalmente, politicamente estraneo. Sogna di rifare la Dc insieme a Letta junior, il quale non ha capito che questo progetto è destinato a fallire, se il M5s non regge.

Lei fa parte di L’Alternativa C’è, una componente parlamentare di fuoriusciti dai gruppi Cinquestelle di Camera e Senato. Pensate di ricostituire il Movimento di una volta?

Sarebbe impossibile, perché il Movimento 1.0 era basato sulla spinta di Gianroberto Casaleggio, che purtroppo è venuto a mancare, e di Beppe Grillo, che si è spento nel tempo, probabilmente perché indotto a più miti consigli. Ormai Grillo non è un interlocutore: da garante solo sulla carta ha detto tutto e il suo contrario, lasciando crollare il Movimento per causa dell’inadeguatezza politica dei vari Crimi, Toninelli e Bonafede. Di Maio si è invece defilato, ha assunto un profilo marcatamente istituzionale per oscurare i suoi errori da capo politico. Noi di L’Alternativa C’è proviamo a diventare anzitutto gruppo parlamentare e poi a costituirci come movimento nuovo, sperando che Alessandro Di Battista decida di tornare in campo. Per questo è necessaria convergenza politica su un programma condiviso di valori e proposte. Ci stiamo lavorando, ma i tempi non sono brevissimi.

Sta lanciando un messaggio a Di Battista?

Sì, lo ammetto. Alessandro ha mantenuto la sua credibilità, perché si è tenuto fuori e perché, come noi di L’Alternativa C’è, continua a esprimersi con chiarezza contro il sistema capitalistico che affama ogni giorno i cittadini.

E intanto?

Intanto continuiamo con le nostre battaglie, in primo luogo cercando di impedire che la maggioranza trasversale usi l’emergenza Covid per imporre ulteriori restrizioni di libertà a discapito del lavoro, dei lavoratori, dell’economia, della democrazia, dei diritti e dei servizi essenziali. Credo che altri colleghi parlamentari lasceranno presto il Movimento 5 stelle, dato l’immobilismo di Conte sul piano dell’organizzazione interna, dell’affidamento di responsabilità a livello territoriale e della proposta e prospettiva politica. Allora i nuovi delusi dal Movimento 5 Stelle potranno bussare alla nostra porta e con loro potremo ragionare su come strutturarci quale forza di opposizione ai partiti di governo.

E dove vi collocate, a sinistra, a destra o in posizione autonoma?

Vogliamo occupare lo spazio che il Movimento 5 Stelle ha lasciato. Con Conte, al netto dei suoi like e delle folle che ha attirato da personaggio del mainstream, il Movimento è percepito come inutile, specie a causa dell’alleanza con il Pd, ormai sempre più stretta. Il Movimento si è seduto, ha voltato le spalle ai lavoratori, ai precari, alle piazze, al popolo sofferente per causa della pandemia e di una lunga gestione caotica dell’emergenza, di cui Conte è il primo responsabile. Penso al fallimento politico del ministro Speranza, alle vicende del mancato aggiornamento del Piano pandemico nazionale e a quella delle mascherine strapagate e sequestrate, per cui è indagato l’ex commissario Arcuri.

Chi, degli ex Cinquestelle, spinge come lei in questa direzione?

Per esempio i colleghi parlamentari Pino Cabras, Andrea Colletti, Raffaele Trano e Francesco Forciniti.

E Nicola Morra?

Non saprei, mi sembra piuttosto in attesa di vedere il corso degli eventi, per decidere.

Quindi tendete la mano alla destra meloniana o sperate, magari, di incontrarvi con Paragone o con Diego Fusaro?

Vogliamo seguire la nostra strada. Sinistra e destra sono categorie di comodo, fumo negli occhi. La questione va ricondotta alla sfida, se possibile, tra capitalismo spinto, che è sempre più attraente e seduttivo, e anticapitalismo, che parla più lingue ed è costretto a utilizzare strumenti, intanto comunicativi, interni al sistema del grande capitale, in cui dominano le logiche e i messaggi del mercato. Un punto di collegamento con Paragone e Fusaro esiste, cioè la contestazione argomentata del Green Pass, sia pure con modalità e linguaggi differenti.

Non crede che voi di L’Alternativa C’è possiate risultare inattuali, visto che gli italiani cercano risorse, risposte e tranquillità?

Occorre muovere un passo per volta, ma il tempo a disposizione è poco, perché non sappiamo quanto durerà la legislatura, per via dell’elezione del presidente della Repubblica. L’Italia rischia di non avere più opposizioni: per il confinamento delle destre parlamentari soprattutto dopo l’assalto alla Cgil; perché la sinistra autentica è percepita come marginale o fuori della storia; perché la figura di Draghi, che peraltro non usa i social e parla poco e in maniera semplice, ha messo in crisi i partiti politici ed è la più importante d’Europa, dopo l’uscita di scena della Merkel e i problemi di Macron e Johnson. Oltretutto Draghi non ha bisogno del consenso elettorale. Anche per questo invito Di Battista a rompere il ghiaccio.

Non è la premessa di un nuovo insuccesso, se ricorda l’esperienza di corteggiamento, da parte del Movimento 5 Stelle, dei gilet gialli?

Guardi, c’è un’indignazione, una riprovazione popolare silente, che va oltre i 100mila manifestanti a Roma contro il Green pass. Ce lo dicono, ancora una volta, i recenti dati sull’astensionismo, numeri enormi. Noi dobbiamo rivolgerci a quei cittadini che non hanno rappresentanza, che non credono più nella politica. Ne abbiamo le credenziali, cioè la nostra coraggiosa attività parlamentare, e la volontà.

Non crede che ci sia il rischio di essere marchiati come velleitari, dato che venite dal Movimento 5 Stelle, l’unico soggetto politico ad aver governato sempre dall’inizio della legislatura?

Il rischio esiste, anche se noi abbiamo manifestato aperto dissenso da ben prima della formazione del governo Draghi, soprattutto per come Conte e il suo “cerchio magico” hanno dimenticato la base e i territori. Per questo dovremmo correre, sbrigarci e fondare un movimento vero, giocando un ruolo diverso anche nelle aule parlamentari.

Tra Camera e Senato quanti Cinquestelle potrebbero passare con voi?

Ce ne sarebbero decine in disappunto con la linea di Conte. Magari mi ascoltano e finalmente compiono una scelta di coraggio e libertà che hanno rinviato per troppo tempo.

Mi dica almeno quattro argomenti identitari.

Le posso riportare delle mie proposte: dare potere effettivo ai sindaci sull’organizzazione della sanità; rimettere al centro del dibattito la Questione meridionale per come si presenta; riformare il sistema bancario e assegnare le risorse aggiuntive, previste dalla Costituzione, alle Regioni con maggiori difficoltà nella tutela della salute.

(Max Ferrario)

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