Un documento di 18 punti che sostanzialmente definisce lo statuto che sarà messo ai voti i prossimi 2 e 3 agosto (non sulla piattaforma Rousseau, uno dei punti di criticità segnalati dal documento), il cosiddetto statuto Giuseppe Conte, “illegittimo” e “antidemocratico”. Nonostante l’accordo raggiunto tra l’ex premier e Beppe Grillo quindi il M5s risulta più diviso e in guerra che mai. “Io dico no” è il titolo del manifesto che fra le altre cose sostiene che Grillo avrà le mani legate nonostante il ruolo di garante a vita, che il voto è illegittimo perché i veri strumenti informatici del Movimento sono quelli della piattaforma Rousseau, che non c’è chiarezza sul limite dei due mandati e vengono cancellati i meet-up tagliando così le gambe “ai tanti attivisti che volontariamente e gratuitamente hanno contribuito con il loro attivismo e che sono stati il cuore pulsante del Movimento”.
“Qualcosa che mi aspettavo” ci ha detto in questa intervista Nicola Biondo, ex capo della comunicazione Cinquestelle fino al 2014, “un manifesto che rivela la totale insensatezza e anche immaturità politica di chiunque lo abbia firmato. Il Movimento non esiste più, lo dico dal 2016, è solo un accrocco di interessi particolari che serve a garantire la pensione a chi è in parlamento dai tempi del primo mandato”.
Che ne dice di questo manifesto?
Immaginavo che potesse succedere una cosa del genere. Alcuni dei rilievi sembrano avere un qualche fondamento giuridico. Dal punto di vista politico però dimostrano la totale insensatezza e anche immaturità politica di chiunque lo abbia firmato. Non mi azzardo a dire che ci potrebbe essere dietro, ma poco importa.
Ci sono alcune cose che hanno dei fondamenti legittimi dunque? Quali?
Credo che alcune critiche abbiano delle basi, ma io non sono un giurista. Con un pizzico di perfidia posso dire che è la rivolta di chi era pronto a candidarsi e si vede stoppato il sogno, cioè teme di non poter concorrere alla terza lotteria parlamentare che avrà pochi posti da mettere in palio.
Si dice anche che nei fatti Grillo è un garante senza poteri effettivi. È così?
Si racconta che Grillo non abbia mai avuto le mani legate, in realtà anche ai tempi di Gianroberto Casaleggio i poteri di Grillo erano controllati, chi comandava davvero era Gianroberto con il suo dispositivo. Ogni volta che Grillo apre bocca partono i titoloni sulle homepage, ma anche questo è un errore politico.
In che senso?
Ricordo che l’ascesa di Conte viene in un certo senso strutturata dall’operazione di comunicazione che ha fatto Grillo. Lo mette al governo, poi gli dice sei inadeguato, lo disinnesca, per poi invitarlo a casa sua per dirgli: stavo scherzando, ma non troppo. Questa leadership è costruita sugli arzigogoli di uno statuto e la storia del Movimento ci dice che lo statuto va sempre interpretato, non è mai quello che appare.
Tutto questo cosa ci dice del Movimento e delle sue diverse anime?
Il Movimento non esiste più da anni. Adesso lo dicono questi geni folli, molto poco modestamente io e Canestrari lo diciamo dal 2016 (autori de Il sistema Casaleggio, Ponte alle Grazie, ndr), oggi è un’altra cosa.
E che cos’è?
È un accrocco di interessi, un taxi, soprattutto da quando Gianroberto è morto. Le sue folli idee ferocemente criticabili avevano comunque una visione, un’idea. Non è più così, ma non perché sia stato tradito, ma perché c’era un bug iniziale. È rimasto il brand, con sempre meno consenso elettorale. M5s prende le forme di tutto quello che serve ai parlamentari di prima nomina per rimanere abbarbicati al potere fino al raggiungimento della pensione.
Conte mira a farsi il suo partito personale?
Questa è squallida cronaca in cui vorrei evitare di impegnarmi. Piuttosto è interessante quanto ha scritto Christian Rocca a proposito del Pd. Pur essendo un paese moderato tendente al centrodestra, i due agglomerati politici che raccontano nel profondo il paese sono il Pd, come partito-scuola per funzionari politici che poi vanno al governo, e il Movimento 5 Stelle, la cui parabola comunicativa ha preceduto tutto quello che dicono oggi Meloni e Salvini. L’autobiografia di questo paese è da rintracciare, più che nelle sortite di Salvini, in quel che diceva il M5s.
Perché?
Perché l’autobiografia di questo paese è populista, e in questo il M5s è stato la radiografia profonda del paese.
Per quanto riguarda l’ormai prossima corsa al Quirinale, come si muoveranno Conte e Grillo?
Storicamente il Movimento ha sempre provato ad avere piani luciferini e ha sempre fallito. Credo che anche questa volta saranno fuori dai giochi. C’è solo una persona che avendo da sempre la missione di diventare uomo dell’establishment, è l’unico che può ricondurli a una dialettica parlamentare: Di Maio. Quando Mattarella fu eletto, gli scrisse che fosse stato per lui, lo avrebbe appoggiato. Vedremo se faranno un’operazione di bandiera, di sfondamento, vedremo quanti cerotti si metteranno in faccia e quanto la bandiera sarà calpestata. Ma se ad esempio arrivasse la candidatura di Casini, che è trasversale, sarà divertente vedere cosa succederà.
(Paolo Vites)
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