Giorni delicati per il M5s. Dopo la caduta del Conte II, sostenuto in ogni modo dalla truppa grillina, i vertici del Movimento hanno dovuto fare i conti con una grande spaccatura. Dopo un iniziale no secco al governo Draghi, i pentastellati hanno aperto all’ipotesi di sostenere l’ex presidente della Bce, fino alla votazione sulla piattaforma Rousseau. Alla vigilia del secondo giro di consultazioni con il premier incaricato, e in pieno clima di scissione, c’è da tenere conto della grande rabbia degli attivisti…
Nel mirino degli elettori M5s è finito Luigi Di Maio, il filo che unisce i governi con Lega e Centrosinistra, e che oggi elogia Mario Draghi. Un post pubblicato su Facebook dall’ex leader politico grillino ha acceso il dibattito sui social network e sono davvero tante le critiche: «Ormai la vergogna e la ridicolaggine sono cose superate vero?», «Non avrei saputo scrivere meglio questo mare di stronz*te», «Avevate cominciato con i principi e stavate facendo bene, ma nel corso del cammino il potere e la poltrona vi ha fatto dimenticare tutto, visto che alle prossime elezioni rimarrete in pochi». E non è finita qui..
CAOS M5S, ATTIVISTI SUL PIEDE DI GUERRA
Se i vertici del M5s sembrano ormai intenzionati a votare sì alla fiducia al governo Draghi, scendendo nuovamente in campo con qualche ministro, c’è una corrente interna che non lesina critiche. Barbara Lezzi ha parlato di «suicidio del Movimento», mentre Alessandro Di Battista, pressoché quotidianamente, continua a stroncare l’ipotesi di un sostegno all’economista. E, come dicevamo, guai a dimenticare gli attivisti. Come riportano i colleghi di Adnkronos, le chat grilline di tutta Italia pullulano di insulti e minacce, con parole grosse nei confronti degli eletti M5s che si sono schierati per il sì a Draghi. Così un deputato: «Uno ci scrive che siamo ‘poltronari’, quest’altro dice che siamo attaccati ai soldi e che dobbiamo tornare all’opposizione o dimetterci». Laura Granato invece ha invitato i vertici a restare fuori dal prossimo esecutivo: «Dall’esterno potremmo con i nostri numeri e le mani libere essere determinanti, senza condividere alcunché con Draghi e Forza Italia». L’ennesimo twist potrebbe costare caro al M5s, basti pensare all’analisi pressochè oggettiva di molti attivisti pentastellati: dal rapporto con l’Europa all’uscita dall’euro, passando per le alleanze con le altre forze politiche e le battaglie storiche, tantissimi pilastri del Movimento sono finiti nel dimenticatoio in nome del governo (e del potere)…