Oggi partiranno le consultazioni di Roberto Fico ma non si placa il dibattito all’interno del M5s. Le dichiarazioni di Alessandro Di Battista hanno fatto parecchio rumore e lui non è l’unico ad aver criticato la riapertura ad Italia Viva. Il Corriere della Sera parla di rischio scissione, con 8-10 senatori contrari al rientro in maggioranza dei renziani: numeri bassi ma decisivi a Palazzo Madama…



Nicola Morra, esponente di spicco del Movimento 5 Stelle, ha spiegato: «Nei prossimi giorni valuterò se sarà il caso di continuare la mia battaglia per il cambiamento. Non escludo però che si diano altri scenari e dovrò valutarli con attenzione». Il presidente della commissione Antimafia ha poi rimarcato: «Ho difficoltà a individuare un solo motivo politico, qualitativo, per cui si possa rinnegare quel giudizio, in quanto ritengo Renzi responsabile di una crisi inaccettabile in un momento grave come quello della pandemia che stiamo vivendo». (Aggiornamento di MB)



M5S, DI BATTISTA MINACCIA ADDIO

L’apertura di Vito Crimi a Italia Viva post-Consultazioni ha acceso la miccia in casa M5s. Alessandro Di Battista ha scritto un post al vetriolo, minacciando addirittura l’addio al Movimento. Una delle prime reazioni è però arrivata da Barbara Lezzi, anche lei contraria ai renziani: «Questo annunciato da Carelli è un repentino cambio di linea al quale, per essere legittimato, deve seguire un voto degli iscritti. I due governi formati dal 2018 hanno visto centrale il voto dei nostri iscritti. Anche in questo caso è necessario».

Come dicevamo, Alessandro Di Battista è colui che ha scatenato il caos in casa M5s, sia tra parlamentari che tra attivisti: «Io non ho cambiato opinione. Tornare a sedersi con Renzi significa commettere un grande errore politico e direi storico. Significa rimettersi nelle mani di un “accoltellatore” professionista che, sentendosi addirittura più potente di prima, aumenterà il numero di coltellate. Ed ogni coltellata sarà un veto, un ostacolo al programma del Movimento e un tentativo di indirizzare i fondi del recovery verso le lobbies che da sempre rappresenta. L’ho sempre pensato e lo penso anche adesso. Se il Movimento dovesse tornare alla linea precedente io ci sono. Altrimenti arrivederci e grazie». (Aggiornamento di MB)



M5S, FRONTA DI BATTISTA: “MAI CON RENZI”

Nelle ore di crisi di governo si registra alta tensione in casa Movimento 5 Stelle. Un folto gruppo di parlamentari grillini, molto vicino ad Alessandro Di Battista, ha messo un paletto su Matteo Renzi: mai più con lui in maggioranza e niente esecutivo tecnico. Come riporta il Corriere della Sera, “Dibba” ha lanciato un messaggio ben preciso ai “suoi”: «È il momento di stare uniti e compatti come siamo tornati ad essere».

Dopo aver annunciato pubblicamente di essere a favore di “inciuci”, Di Battista ha rimarcato di aprire ai responsabili («se il M5s tiene la barra dritta le persone si troveranno») e di essere a disposizione per un eventuale incarico di governo: «Io ministro? Non chiuderei la porta ma il Movimento sa che non sto zitto e rompo le palle. E non cambierò». Ricordiamo che negli ultimi giorni si è parlato di un suo possibile approdo al ministero dell’Ambiente.

M5S, LEZZI NETTA: “NON VOTEREMO FIDUCIA A GOVERNO CON RENZI”

Il Corriere rivela che ieri al Senato si è riunita una fronda di senatori M5s vicini a Di Battista, Taverna e Patuanelli e non ci sono molte alternative: o avanti con Conte o elezioni, «non ho paura del voto, dobbiamo difendere il nostro progetto». Sulla linea di Di Battista troviamo l’ex ministro Barbara Lezzi, tranchant su Matteo Renzi ai microfoni de La Stampa: «Renzi non può più essere coinvolto. Non è affidabile, saremmo costretti a subire ancora i suoi capricci e sono certa che riaprirebbe una crisi tra qualche mese. Non siamo all’asilo, dove possiamo aspettare che il bambino faccia il bravo». E la grillina ha minacciato il governo: «Non darei la fiducia a un altro governo con Renzi, per di più potenziato da questa crisi. Su questo punto il Movimento deve essere determinato. La prospettiva di lavorare serenamente alla ricostruzione del nostro Paese, senza la presenza di Renzi, può dare forti motivazioni a molti dei nostri parlamentari. Farlo entrare di nuovo in squadra, invece, avrebbe l’effetto contrario. Sarebbe un deterrente per alcuni di noi».