Appare sempre più chiaro il progetto politico in casa 5 Stelle: archiviare l’esperienza del Movimento e con essa l’era Casaleggio.

Al timone della nuova strategia c’è sempre lui: il fondatore; l’uomo dei Vaffa-Day, quel Beppe Grillo ispiratore e sostenitore dell’alleanza giallo-rossa. Ne sono comprimari il delfino Luigi Di Maio e l’incompromesso premier Giuseppe Conte, scevro da tessere di partito e quindi “buon civico” per le eventuali elezioni politiche 2022.



Alessandro Di Battista ha fiutato l’aria pesante ma troppo tardi e soprattutto senza poter disporre di armi efficaci da poter brandire. Chiede il congresso, gli stati generali, insomma tutto ciò che, nel Movimento, non interessa più a nessuno. Almeno all’ala vincente; quella che – all’evenienza – è pronta a traslocare armi e voti in un nuovo contenitore: non un partito guidato dal presidente del Consiglio Conte ma un soggetto che si ispiri, positivamente, all’esperienza – moderata – di governo dell’avvocato e possa drenare voti a sinistra oltre che al centro.



Il Movimento appare sempre più un’esperienza consumata, svilita, superata; per tanti versi un semplice paravento al cantiere politico avviato da tempo e che piano piano sta prendendo vigore grazie anche al fatto che il Governo Conte 2 non ha alternative. E ciò fa perdere forza ad ogni resistenza interna ai grillini.

Chiunque dall’interno del Movimento tenti di strappare è destinato a restare solo: nessuno dei 298 parlamentari pentastellati (202 deputati e 96 senatori) è (e sarà) disposto a perdere il posto per una lotta di retroguardia; per una partita persa in partenza.

Nessuno di loro, c’è da scommettere, rinuncerà ad un possibile nuovo mandato. Tradotto: il secondo mandato sarà legge anche nei grillini e Virginia Raggi sarà ricandidata (forse anche con il sostegno del Pd: il feeling Di Maio-Franceschini la dice lunga) a sindaco di Roma con tanti saluti per le ambizioni capitoline di Alessandro Di Battista.



Resta un aspetto interessante nel botta e risposta delle ultime ore: l’ingombrante quanto ambiguo silenzio di Davide Casaleggio. Forse a Milano si stanno predisponendo le contromisure? O si tenta di svicolare per restare in partita (seppure in panchina)?

Una cosa è certa: le chiavi del futuro politico a 5 Stelle (o come vorrà identificarsi) sono tornate stabilmente a Sant’Ilario (in quel di Genova)…

Il resto è pura comparsa (o scomparsa)!