La vena di sana follia che Beppe Grillo aveva usato per sollevare milioni di italiani negli scorsi anni è sempre lì. I toni profetici e messianici della sua propaganda sono sempre i soliti. Solo che ora somigliano solo a degli sterili sfoghi di un uomo che ha perso la bussola. L’ozio come stile di vita, il miraggio di un reddito universale senza nulla da dare, la visione del mondo come un luogo in cui eliminare ogni sorta di impegno o responsabilità appaiono grotteschi. È la fine dei predicatori della follia che partono in sintonia con il loro pubblico e finiscono tra facce incredule e assenti.



La cosa che manca a Grillo, e che non tornerà, è la visione rivoluzionaria della società che aveva ereditato dai colloqui con Gianroberto Casaleggio. Una visione del mondo che intrigava ceti produttivi ed intellettuali come semplici cittadini, tutti affascinati da chi aveva, allora, una lettura nuova di un mondo che stava cambiando a causa dei social network, la piazza digitale che si veniva creando. In più vi era un’attenzione alle imprese ed ai temi dell’economia, nella loro radici, che aveva colto le esigenze di piccoli ed a volte grandi imprenditori.



Tutto questo non c’è più. Grillo ormai si rifugia nel paradosso, nell’iperbole, nella retorica sterile fino a diventare, o meglio ritornare, ad un ruolo di predicatore laico senza più fede. La sua è una contrazione del pensiero, una riduzione della visione talmente evidente e senza prospettiva da far poco preoccupare il ceto politico. La sua incapacità di leggere il momento, voluta o meno, rende di fatto compiuto il suo percorso.

I suoi post per anni sono stati attesi come un oracolo dagli iscritti ed interpretati dalla stampa e dai politici che cercavano di capire cosa sarebbe accaduto. Ora invece più pubblica, più perde capacità di incidere e dare una direzione ai 5 Stelle. Gli ormai ex-grillini sono talmente smarriti, a partire da Conte, da inventarsi una costituente che potrebbe, per assurdo, degenerare in una sorta di omicidio politico delle origini e, per paradosso, potrebbe chiedere a Conte di andare via.



La mossa è disperata. Persa la bussola ideale di Grillo, persi i suoi luogotenenti storici, sono tutti aggrappati a Conte che galleggia a stento. I 5 Stelle rischiano di affogare in un mare di chiacchiere e di inconsistenti visioni del loro fondatore, se non sapranno trovare un motivo nuovo e diverso di stare assieme e far politica. A queste condizioni si sta avverando la profezia dei vecchi politici che hanno vissuto momenti simili in epoche passate. Dall’Uomo qualunque a Di Pietro, in molte fasi sono emersi come fiumi carsici soggetti politici visionari e non schierati che, alla fine, si sono dissolti da soli.

La speranza, a questo punto, è che Conte sappia tenere botta e porti i suoi voti, non più solo di Grillo, in una posizione più chiara e che sappia distinguersi dal Pd prima di venirne fagocitato. Un compito complesso e faticoso che presuppone tanto lavoro. Sarà per questo che Grillo predica l’ozio. Fosse per lui, la finirebbe qui. Si è divertito, ha dato le carte in politica ed ora si gode la pensione metaforicamente raggiunta. Lasciamolo in pace. Tra un Sudoku ed un cruciverba di Bartezzaghi troverà il tempo di scrivere le sue memorie.

È quello che facevano gli antichi alla fine della carriera mentre svernavano nei poderi estivi. Praticando l’ozio creativo senza però  più la voglia o la capacità di essere davvero protagonisti. Per far quello dovrebbe di nuovo fare a nuoto lo stretto di Messina. Ma tempus fugit, anche per lui.

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