C’è sempre una linea oscura della magistratura che quando si sente minacciata alza la testa e parte “con dichiarazioni e contro-dichiarazioni per minacciare l’avversario o il presunto tale” come ci ha detto Frank Cimini, giornalista già al Manifesto, Mattino, Apcom, Tmnews e attualmente autore del blog giustiziami.it. Chi pensava che con i pensionamenti degli ultimi superstiti del pool di Mani Pulite si potesse finalmente voltare pagina, si illude.
Basta leggere le pesantissime dichiarazioni dell’ex pm del processo Trattativa Stato-mafia e oggi consigliere del Csm, Nino Di Matteo, che tira in ballo ufficiali di polizia giudiziaria, esponenti estranei alla magistratura colpevoli “di condizionare l’attività del Consiglio superiore della magistratura e dell’intera magistratura”. “Personaggi come Di Matteo stanno cercando di rifarsi una verginità e di riposizionarsi in un momento caldo, in cui c’è in ballo la nomina della Direzione nazionale antimafia e i nuovi procuratori di Milano e Roma”. Ecco perché Di Matteo spara a zero sulla riforma Cartabia, dice ancora Cimini, “che, pur essendo una riforma molto blanda, ha come scopo di ridurre lo strapotere delle varie procure che fanno quello che vogliono”.
Tanto per cambiare un esponente di spicco della magistratura, Nino Di Matteo, spara nel mucchio evocando “cordate attorno a procuratori o magistrati particolarmente autorevoli”. Ma di cosa sta parlando? Cosa ha in mano davvero per uscirsene così?
Stiamo assistendo a un riposizionamento di quelli che sono stati protagonisti del recente passato. E’ una questione di potere, rilasciano dichiarazioni a seconda delle opportunità, più che sull’opportunismo del momento. C’è un tentativo di rifarsi una verginità, come dimostra il caso apparente di Di Matteo. Sparando di cordate di magistrati con la mafia lascia il tempo che trova. Lui è lì da tempo, fa ridere che dica queste cose.
Non solo, dice anche che, mentre Palamara era solo una pedina del sistema delle correnti della magistratura, nessuno parla di cordate. Tira pure in ballo la polizia giudiziaria. Sono parole forti, non credi?
Sì. sono parole gravi, ma Palamara era uno degli anelli del sistema. E’ ridicolo che al processo di Perugia l’Anm e il Csm chiedano i danni a Palamara perché avrebbe leso il loro prestigio. Questi il prestigio se lo sono lesi da soli, hanno fatti tanti di quegli autogol dal punto di vista dell’immagine e del prestigio che cadono nel ridicolo.
La riforma Cartabia, dice sempre Di Matteo, “è buio per noi toghe”. Paura che la pacchia possa finire?
Attaccano una riforma che sarebbe il minimo del minimo per cercare di ripristinare un pochino di stato di diritto. Evidentemente non gli va bene, perché mette in discussione, sia pure in modo molto blando, il fatto che le procure fanno quello che vogliono. E’ una questione di potere, come ho già detto. Questa situazione, in cui le procure fanno quello che vogliono, dimostra una logica dove ogni minimo cambiamento a loro non va bene. E’ significativo che quando indicono conferenze stampa per illustrare le loro operazioni, rilascino delle sentenze vere e proprie.
Senza nessun processo o accusa chiara?
Devono rispettare la presunzione di innocenza degli indagati, che invece continuano a non rispettare. Basta vedere quello che stanno facendo con i no vax. Stiamo parlando di pericoli per la democrazia sulla base di parole dette a vanvera. Sul versante opposto, nell’operazione Perugia-Milano sugli anarchici hanno fatto una conferenza stampa dicendo che Vetriolo è una rivista clandestina, quando invece la puoi acquistare per 2 euro online e dunque è perfettamente legale.
Siamo davanti alle ormai solite guerre interne per questioni di potere?
C’è un gioco a chi la spara più grossa fino all’allarmismo di cui sono responsabili non solo i magistrati. Manifestazioni di arroganza e di prepotenza.
D’altro canto uno come Di Matteo viene da un processo, quello sulla trattativa Stato-mafia, basato solo su teoremi e nessuna prova concreta, o no?
Quel caso è il delirio. Non vogliono prendere atto di una sentenza che ha distrutto anni di elucubrazioni e fantasie di un reato inventato. Non esistendo il reato di trattativa hanno usato la minaccia al corpo politico e amministrativo dello Stato. Avevano una verità politica, che è legittimo avere, però hanno cercato di trasformarla in una verità giudiziaria senza che ci fosse il minimo presupposto. Emblematico di tutto questo è che la mafia non ha ottenuto niente, la mafia ha perso.
Quindi? Che panorama abbiamo davanti?
Siamo nella stessa situazione, perché la politica è sempre debole. Non c’è da sperare molto neanche dalle nuove generazioni, c’è una mentalità da cambiare, che non è un problema di leggi o di riforma. Anche la ministra Cartabia non può cambiare le teste dei magistrati.
(Paolo Vites)
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