Dopo essere entrata in Libia e in Repubblica Centrafricana, la Russia allarga la sua influenza nel Sahel. Il governo insediato in Mali dai militari golpisti ha infatti deciso di ingaggiare un contingente di mercenari russi per combattere l’insurrezione jihadista, dando così scacco matto alla strategia francese in Africa. Un migliaio di soldati di ventura della Wagner – una società privata ma strettamente legata al Cremlino – daranno man forte ai militari nel detenere il potere. A cosa punta la Russia? Cosa cambia per la Ue che ha sempre considerato il Sahel un avamposto strategico? Quali conseguenza ci saranno sullo scenario libico e sulla lotta al terrorismo jihadista? Lo abbiamo chiesto a Mauro Indelicato, giornalista di InsideOver e IlGiornale.it, esperto di geopolitica e migrazioni.
Dopo Libia e Repubblica Centrafricana, Putin pianta la bandierina anche nel Mali, nel cuore del travagliato Sahel: quali sono le mire della Russia in Africa?
Mosca oramai è un attore importante in tutto il contesto africano. Il tutto rientra nella strategia del “Mediterraneo allargato” del Cremlino. Dopo il ritorno nello scacchiere mediterraneo con l’intervento in Siria e l’appoggio ad Haftar in Libia, la Russia ha allargato il suo orizzonte nell’Africa sub-sahariana. Anche Putin conosce bene l’importanza strategica, in termini economici e politici, di essere presenti nel continente.
Perché Mosca fa ricorso ai mercenari e non a una presenza diretta?
Un intervento diretto costa sia a livello politico che finanziario. La Russia sta già pagando molto per la missione in Siria, che va avanti da sei anni, altre operazioni all’estero non potrebbe permettersele. In questo modo Mosca è presente nei contesti per lei strategici, ma senza eccessivi costi. Non è una modalità differente comunque da quella di altri attori internazionali. Basti pensare alla Turchia in Libia oppure alle tante guerre per procura in cui diversi Stati hanno preferito, soprattutto negli ultimi anni, investire su forze locali piuttosto che sui propri soldati.
Con l’arrivo dei russi in Mali assisteremo a un cambio di strategia nella lotta al terrorismo jihadista?
Difficile da dire. Di certo il tema relativo al terrorismo sarà sempre più importante e preminente, oggetto di continue discussioni tra i vari attori in campo.
La Russia nel Sahel come può modificare lo scenario della situazione in Libia? Può avere impatti su gestione dei flussi migratori e sfruttamento del petrolio libico?
Le situazioni in Libia e nel Sahel sono strettamente correlate. Sia per contiguità geografica che storica e culturale. Quanto accade nel Sahara libico influenza quanto accade più a sud e viceversa. Un intervento russo in questa regione potrebbe quindi avere delle influenze anche nello scacchiere libico. In particolare, una maggiore presenza russa in Mali potrebbe rafforzare la posizione di Mosca in Libia, con tutte le conseguenze del caso, soprattutto sul fronte economico. Più difficile invece prevedere gli impatti sulla gestione dei flussi migratori. Lì a pesare sono altri fattori, tra tutti il controllo delle frontiere tra il Niger e la Libia.
Mosca prende il posto di Parigi: è una sconfitta secca per Macron? E Parigi si farà da parte senza colpo ferire?
La Francia già da mesi ha messo in conto di uscire dal Mali. L’ultimo golpe a Bamako ha rappresentato il punto di svolta. Macron ha capito che per Parigi rimanere nel Paese era più un impiccio che un’opportunità. Però certamente l’Eliseo non uscirà del tutto di scena. Lo stesso presidente francese sta lavorando per potenziare l’operazione Takuba, la missione cioè dell’Unione Europea.
Anche in Mali l’Unione Europea paga il prezzo della sua disattenzione e inazione?
Paga una forte miopia nel non saper prevedere le situazioni. Ogni Stato ha agito senza un coordinamento a livello comunitario e adesso è una corsa contro il tempo per scongiurare la definitiva presa di possesso del dossier da parte di altri attori. L’unica speranza è affidata a una Francia che, terminata la sua missione unilaterale, lavori per un’operazione di ordine continentale.
È uno scacco anche per l’Italia, che proprio in Mali aveva da poco schierato una task force? Che cosa dobbiamo aspettarci?
I nostri soldati rimarranno nell’ambito della citata missione Takuba. Certo, l’arrivo dei russi per Roma non è una bella notizia. Ma potrebbe paradossalmente anche rappresentare un’opportunità. Come detto, la Francia vorrebbe implementare l’impegno nelle missioni europee e rappresentare una sorta di guida continentale nella difesa. Per farlo ha un indubbio bisogno dell’Italia.
(Marco Tedesco)
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