I ribelli Houti potrebbero creare non pochi danni alle esportazioni agroalimentari italiane. I continui attacchi sferrati nelle scorse settimane dai miliziani appoggiati dall’Iran alle navi commerciali nel Mar Rosso pregiudicano infatti la sicurezza di una rotta nevralgica, da cui transita ben il 12% del commercio mondiale. Che risulta cruciale anche per l’export del Made in Italy.



Le nostre aziende si trovano quindi a dover percorrere – letteralmente – strade alternative. Il punto è che queste strade implicano maggiori costi e ritardi nelle spedizioni. A lanciare l’allarme è Coldiretti che sottolinea come “l’allungamento delle rotte marittime tra Oriente e Occidente, costrette a evitare il Canale di Suez a causa dei ripetuti attacchi terroristici, ha portato sia ad aumenti vertiginosi del costo dei trasporti marittimi che arrivano fino a raddoppiare, sia ad allungare di circa due settimane i tempi di percorrenza”.



E va detto che la questione non è di poco conto, perché a essere interessate dal cambiamento di rotta sono destinazioni “verso le quali l’Italia – continua Coldiretti – ha esportato nel 2022 oltre 217 milioni di chili di frutta”. A rischio, ci sono in particolare più di 182 milioni di chili di mele che il nostro Paese vende in Arabia Saudita (oltre 66 milioni di chili), India (oltre 51 milioni di chili) ed Emirati Arabi (oltre 15 milioni di chili).

Ma c’è di più. C’è preoccupazione – dice Coldiretti – anche per il vino italiano. In questo caso sul piatto ci sono soprattutto i 112 milioni di euro di esportazioni dirette in Cina, Paese che si contende con gli Usa il primato nel consumo di nostri rossi.



Le note dolenti non si esauriscono tuttavia qui. Complessivamente, Coldiretti stima che il blocco del Mar Rosso mette a rischio le esportazioni dell’intero settore agroalimentare Made in Italy nel Paese del dragone: oltre il 90% dei 570 milioni di euro all’anno che il nostro Paese vende sul mercato cinese, viaggia, infatti proprio su nave.

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