Martedì 12 dicembre le agenzie di stampa internazionali hanno battuto una notizia di grande rilevanza per quanto riguarda l’area del Nordafrica e del Medio oriente. Gli Houthi dello Yemen, un gruppo paramilitare legato all’Iran, hanno assunto la responsabilità di un attacco contro la petroliera Strinda, che navigava nel Mar Rosso, a circa sessanta miglia nautiche dallo Stretto di Bab al-Mandeb. Hanno colpito la grande nave, che batteva bandiera norvegese, con due razzi, provocando un incendio pericoloso a bordo. Fortunatamente, non ci sono state vittime tra i membri dell’equipaggio.
Yehia Sareea, il portavoce del gruppo sciita armato, ha annunciato in televisione che le navi dirette ai porti israeliani continueranno ad essere bloccate o attaccate fino a quando il governo di Benjamin Netanyahu non permetterà l’accesso di cibo e medicinali nella Striscia di Gaza.
Questo attacco dimostra la capacità dell’asse della resistenza, guidato dall’Iran, di interferire con la libertà di navigazione nel Medio oriente.
Ma quale ruolo hanno svolto – e svolgono – gli Houthi in quest’area geografica? Nell’area del Nordafrica e Medio Oriente, gli Houthi hanno svolto un ruolo significativo nel sostegno alla causa palestinese, particolarmente evidente dall’attacco di Hamas del 7 ottobre nel conflitto israelo-palestinese. La famiglia Houthi, alla fine degli anni 90, ha fondato un movimento di rinascita religiosa per la setta zaydita dell’islam sciita. Questo movimento, noto come Ansar Allah (sostenitori di Dio), è emerso in opposizione all’allora presidente yemenita Ali Abdullah Saleh, accusato di corruzione e di essere supportato da Arabia Saudita e Stati Uniti.
Nel 2014 gli Houthi hanno preso il controllo della capitale yemenita, Sanaa, destabilizzando gli interessi geostrategici di Stati Uniti e Arabia Saudita. Questo ha spinto l’Arabia Saudita a intervenire nella guerra civile yemenita, dichiarando guerra agli Houthi con il sostegno di America e Israele. L’Arabia Saudita percepiva lo Yemen sotto il controllo degli Houthi come una minaccia per i suoi scambi commerciali nel Golfo di Aden. Ansar Allah, pur appartenendo alla setta zaydita dell’islam sciita, ha ricevuto supporto dall’Iran e da Hezbollah libanese, legati al duodecimanismo sciita.
Il 19 novembre 2023, gli Houthi hanno catturato la portacontainer britannica Galaxy Leader, gestita dal gruppo giapponese NYK. Un video ha mostrato un elicottero militare che trasportava uomini armati a bordo della nave, issando bandiere houthi e palestinesi. Immagini satellitari del 21 novembre hanno mostrato la Galaxy Leader ancorata vicino al porto di Al-Hudaydah nello Yemen. Questo sequestro faceva parte di una serie di azioni contro gli Stati Uniti, incluso l’abbattimento di un drone americano da parte degli Houthi.
Nonostante le autorità israeliane affermassero che la nave fosse britannica e gestita da giapponesi, i dati di proprietà la collegavano a Ray Car Carriers, di Abraham Rami Ungar, uno degli uomini più ricchi di Israele, spiegando potenzialmente le ragioni politiche dietro il sequestro.
Gli Houthi hanno anche mirato alla distruzione di altre navi nel Mar Rosso, come evidenziato dall’attacco con droni a tre navi il 4 dicembre. In risposta, il Regno Unito e gli Stati Uniti hanno condannato l’Iran per questi attacchi, ritenendolo responsabile dell’orchestrazione.
La cattura della Galaxy Leader ha messo in discussione la presenza americana nella regione, portando all’intensificazione della presenza militare degli Stati Uniti, inclusa l’invio delle portaerei Gerald R. Ford e Dwight D. Eisenhower. La sicurezza del flusso marittimo da parte della NATO è cruciale per la supply-chain globale, in particolare nel Mar Rosso.
Tutto ciò ha un impatto sul mercato degli idrocarburi: le tensioni nella regione potrebbero portare infatti a un aumento dei prezzi degli idrocarburi, creando ulteriori rischi per l’architettura finanziaria globale.
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